LA FIAMMA LIVORNO

martedì 22 giugno 2010

RITORNO AL FUTURO

DALL'ANTIFASCISMO ALL'ANTEFASCISMO

è tanto che non scrivo su questo blog... e tanti sono i motivi.

In primis l’ingloriosa scomparsa de La Destra in Toscana. Già lacerata da dissidi interni, avvilita dall’endemica incapacità dei vari ducetti di mettere da parte le proprie personali – anche legittime – aspirazioni e di lavorare insieme per il bene comune, sballottata da un’elezione all’altra senza una strategia politica univoca e concordata, La Destra non è sopravvissuta all’inappellabile bocciatura emersa dalle urne delle scorse amministrative ed europee. Ed è non solo logico ma anche bene che sia così, perché La Destra di Storace e Buontempo non essendosi trasformata in comunità ed essendo orientata esclusivamente ad intercettare voti non poteva sopravvivere ad un crollo elettorale. Amen.

Così sulle spoglie de La Destra sono sbocciate, se non fiorite, una miriade di microdestre locali... se il paragone coi boccioli vi pare troppo idilliaco, siete liberi di pensarle come muffe affioranti su un tronco (un tronchetto?) abbattuto.

Sulle prime ho pensato di dar vita anch’io ad un movimento tutto mio: il PNF (Posizione Non Facile), efficacemente simbolizzato dalla posizione 23 (credo) del Kamasutra (detta anche “l’unione sospesa” o, in inglese “the suspended congress”, denominazioni entrambe atte a sintetizzare cronici problemi della/e destra/e italiana/e).

Un movimento con un unico aderente e quindi perfettamente strutturato per evitare conflittualità interne, consorterie, cordate, brighe e briganti... Poi, consapevole che l’unico pratico effetto del mio movimento sarebbe stato il soddisfacimento della mia componente narcisista, vi ho rinunciato e, dopo il consueto e sempre opportuno bagno di umiltà ho ritenuto più costruttivo “dare una mano” a persone che conosco e stimo: nella fattispecie Bruno Buti responsabile di Fiamma Tricolore per Pisa e dintorni, nonché per la Toscana. Mi accingo pertanto a collaborare sia all’aggiornamento del sito Fiorentino di Fiamma Tricolore che alle altre iniziative che detto Movimento intenderà prendere nel Capoluogo regionale.

Vabbè, qualcuno storcerà la bocca... cambia la sigla, cambia il simbolo, ma pur sempre di partito si tratta. Ergo di una organizzazione (si fa’ per dire) intesa a rappresentare (dove?) interessi aspirazioni e idee (quali?) di UNA PARTE degli Italiani. Non è questo un PARTITO?

Beh, no.

Premesso che concordo pienamente con un’osservazione di mio fratello circa l’inutilità sia di un Partito senza idee che di idee senza un’organizzazione politica che le sostenga, non aspiro affatto a rappresentare checchessia da qualsivoglia parte. Mia intenzione è quella di far percepire l’inappellabile necessità di restituire alle parole “Stato” e “Nazione” quel minimo di significato indispensabile alla loro sopravvivenza, e quindi anche alla nostra.

Inutile nascondercelo, la barca sta’ affondando. Inutile anche prendersela con l’equipaggio o col progettista... la prima cosa da fare è mettere in salvo quanti più possibile tra i passeggeri. E l’unico salvagente di cui disponiamo è lo Stato Nazionale.

Comunque la si voglia rigirare, la realtà che ci circonda ci dimostra:

1) Che non può esistere alcuna ‘dimensione’ del sociale (né alcuna socialità, né alcun socialismo) senza una coscienza collettiva.

2) Che detta coscienza, per motivi storici, culturali e geografici non può che essere riferita alla Nazione.

3) Che quindi se vogliamo evitare di ritrovarci a lottare isolati contro una società senza altre regole che la legge della giungla l’unica speranza è lo Stato Nazionale.

Ne consegue che, sotto il profilo politico, non si possa e non si debba prendere in considerazione alcuna ipotesi di collaborazione di alcun genere con quanti da destra o da sinistra lavorano con l’obiettivo di scardinare lo Stato, la Nazione o entrambi. No alla destra, no alla sinistra, no alla lega. Si riparte dal passato e si torna al futuro.

Qualcuno potrebbe far notare che questo ritorno al futuro somiglia molto ad un ritorno al passato. Ma io che ci posso fare se l’unico accettabile futuro l’Italia se l’è giocato nel passato? Perché, signore e signori, il futuro dell’Italia o è nel Fascismo o non è.

Il che non significa, badate bene, che noi si possa neanche lontanamente essere considerati né considerarci Fascisti... legati a questo presente di cacca in cui purtroppo ci troviamo immersi, tutt’al più e nel migliore dei casi potremo aspirare a ritenerci ante-Fascisti.


Giovanni Bacci di Capaci



P.S. Nella notte tra il 14 e il 15 Giugno ci ha lasciati per sempre Pietro Ciabattini. Chi non sa chi sia probabilmente non merita di saperlo. Ovviamente per noi sarà per sempre Presente.

sabato 4 luglio 2009

Riunito il Direttivo Regionale... ed è subito sera.


Dal confronto, in quel di Montecatini, tra Segretari Provinciali (o almeno parte di essi) e Direttivo Regionale è emerso che la gran parte delle federazioni provinciali toscane propende per un tentativo di riaggancio al Pidielle escludendo quindi l'alernativa rappresentata da una riunione della cosidetta "area" caldeggiata dal Presidente Teodoro Buontempo.
A sostegno della loro tesi, i 'pro-pdl':
  • esibiscono i modestissimi risultati elettorali ottenuti a Firenze e Livorno, cioè dove alle amministrative si è tentata la via dell' unità d'area,
  • ricordano come La Destra sia nata col compito di 'sostituire' una Alleanza Nazionale destinata a scomparire a breve nella palude pidiellina,
  • ribadiscono che, stante l'attuale regime di duo/monopolio degli organi d'informazione (e in particolare delle televisioni), restare fuori dal sistema bipolare equivale ad un suicidio in termini di visibilità mediatica e quindi, in ultima analisi anche politica.
Ora, tali considerazioni sono tutt'altro che infondate e tuttavia si scontrano, a mio parere, con atrettante considerazioni cui purtroppo attribuisco una maggior rilevanza, e cioè:
  • nessuno ha mai pensato che la ricerca di una strada da percorrere insieme alle altre forze alternative di destra debba portare a risultati positivi sotto il profilo elettorale nel breve periodo,
  • il ruolo di forza 'di destra di supporto' (e in concorrenza) alla coalizione di centrodestra è di fatto già assegnato alla Lega, né si vede per quale stravagante motivo il vertice pidiellino vorrebbe dotarsi di un nuovo 'concorrente interno'... tanto più ora che la estrema debolezza delLa Destra si è palesata,
  • nulla lascia presumere che alLa Destra, una volta confluita nel pentolone pidiellino, venga concessa qualche visibilità, e comunque quand'anche ciò avvenisse essa si troverebbe soggetta (trattandosi di 'benevola concessione' se non di elemosina) a ricatti e pressioni che finirebbero per dare il colpo di grazia ad un'immagine di dignità e coerenza politica già seriamente compromessa dall'ennesimo dietrofront.
In 'compenso' avremmo diritto:
  • ai giustificati sberleffi dei seguaci della Santanché, additati finora - e a volte frettolosamente - come 'traditori' e 'cacciatori di poltroncine', mentre in realtà non sarebbero altro che dei precursori del 'nuovo corso' de La Destra,
  • al giustificato disprezzo delle altre forze politiche di destra identitaria che strizzando l'occhio ai nostri militanti delusi ridacchierebbero : "Visto? Cosa vi avevamo detto?"
  • all'invidiabile prospettiva di sostenere un governo fanfarone, indecoroso e talvolta grottesco, e ciò proprio mentre lo Tsunami della vera crisi economica si accinge ad investire le nostre coste...
Come ciliegina sulla torta potremmo (dovremmo?) presentarci quali affidabili sostenitori del libero mercato e di quella libera circolazione di capitali, merci e persone che sta distruggendo di fatto l'economia della piccola impresa nazionale e con essa il benessere delle famiglie. Insomma potremmo ambire a diventare una pallida imitazione della vecchia Aenne (nel peggiore dei casi) o della Lega (nel caso migliore). Senza peraltro alcuna garanzia di aver risultati elettorali paragonabili a quelli dei 'modelli ispiratori'.
Vero è che la strada alternativa, quella di una ritrovata unità d'intenti e di strategie con le altre forze della 'destra' italiana è sicuramente impervia, desolata e assolutamente inadatta a chi sogna l'oasi fin dal primo passo mosso nel deserto.
Per come la vedo io, e stante la già più volte menzionata (in questo ed altri 'posts') carenza di mezzi, di persone, di risorse, presumo si debba fare come gli spacciatori di stupefacenti... appostarci fuori dalle scuole e spacciare ai ragazzini dosi gratuite e via via crescenti della 'nostra droga': l'amore per l'Italia, per la sua gente, la sua storia e la sua cultura. Sotto forma di volantini, di giornalini, di vignette e fumetti. Dosi inizialmente 'tagliate' con sostanze inoffensive e anonime, che sò... grafica, musica, giochi, letteratura 'd'evasione', rievocazioni storiche. Basta che in ognuno di questi 'cocktails' sia presente quel zinzino di 'veleno', quel niente che da' dipendenza, che ti impone di chiederne: "ancora!"
Insomma ripartire da zero, e costruendo dal nulla una nuova leva ricostituire la "casa dei padri", "l'ultima casa accogliente": la comunità militante .
D'altronde meglio essere chiari: se tale intento non riesce come potremo sperare un domani di 'fare blocco' contro la triplice invasione: quella culturale (o anticulturale), quella economica/merceologica e quella effetiva ad opera dei migranti ? Come potremo pensare di risuscitare negli Italiani il senso d'identità e di comunità se non saremo in grado di farci comunità noi stessi?
Qualcuno potrà storcere il naso, inorridire all'idea di un movimento che 'tende a farsi associazione culturale', di un 'casapoundismo' spurio e straccione (visto che in realtà buona parte di quell'interessante fenomeno legato ai centri sociali di 'destra' è saldamente in pugno a marpioni pidiellini)... fatto sta che dobbiamo prendere atto che la 'vecchia band' è stata sbriciolata, disgregata ed atomizzata da Pierfranco Fini & Co. Inutile cercare tra i cocci e le schegge... partiamo da quel poco che ha ancora un minimo di forma e creiamo. Daccapo.

venerdì 26 giugno 2009

Caro Segretario... ti rispondiamo d'impulso.


Caro Segretario
il tuo intervento sul blog, che abbiamo pubblicato integralmente, va letto con rispetto e con attenzione. Probabilmente andrebbe letto più volte e ci si dovrebbe anche meditatare sopra. Tant'è che se non fossimo così visceralmente "di destra" (le virgolette sono ormai d'obbligo, vista l'ambiguità di fondo del termine "destra") probabilmente prima di buttar giù un abbozzo di risposta ci saremmo presi una pausa di riflessione. Ma noi, si diceva, "siam fatti così"... e allora ti rispondiamo d'impulso:
"Parliamoci con molta chiarezza. La strada dinanzi a noi è molto più dura rispetto a quella che avevamo immaginato" ammonisci... Beh, sai che? Un po' lo si sospettava e quando al Congresso Arrighi parlò di una 'traversata del deserto' che era appena iniziata ci siamo spellati le mani dagli applausi.
Tu chiedi, un po' retoricamente visto che la risposta negativa è implicita: "Siamo sicuri, del resto, che la proposizione di un asse ideologico avrebbe cittadinanza politica e fascino elettorale in questo Paese in cui, mentre si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni tre mesi, la maggioranza tenta di nascondere le giovinette che vanno a letto con il presidente del consiglio e l’opposizione sguinzaglia i propri 007 per snidarle?" Beh, no: non ne siamo affatto sicuri... e allora?
Del resto dicci Segretario: intravvedi altre possibilità? Siamo senza soldi, senza sedi, senza organi d'informazione, senza rappresentanti (affidabili) nei consessi elettorali e senza (o con pochi) militanti. Ovvio che l'unica speranza di sopravvivenza è di coalizzarci con chi si trova pressapoco nelle stesse condizioni e mettere insieme le scarsissime risorse. Vuol dire limitarci a sopravvivere? Può darsi, ma è già qualcosa... noi crediamo che il nostro compito prioritario in questa Italia degradata e che sembra anelare a degradarsi sempre più sia quello di trasferire intatti i nostri valori a generazioni nuove, con la speranza che meglio di noi riescano ad interpretarli e riproporli al nostro popolo. Se veniamo meno a questo primo dovere, come ha fatto Aenne, viene meno la nostra prima, se non unica, ragione di rappresentarci politicamente.
Ecco perché, nonostante i risultati elettorali ci siano stati contrari, noi intendiamo andare avanti lungo l'unica strada che sembra praticabile per delle persone coerenti e intenzionate a vivere le proprie idee in prima persona, quali vogliamo essere: quella di sostenerci vicendevolmente con le altre esigue forze che esprimono e professano idee vicine o quantomeno contigue alle nostre.
Ecco Segretario, sarà questo il senso della risposta che daremo al nostro Segretario Regionale Italo Marri il prossimo martedì in quel di Montecatini in merito alle "istanze che emergono dal territorio".
Che poi si sbagli è anche possibile. Ma a stare dalla parte sbagliata dovremmo essere più che abituati... o no?

Il Direttivo Provinciale

P.S. Seguirà, quanto prima, un post un po' più articolato... del resto si vive sempre a gran velocità...

Dopo la batosta: parla il Segretario.



Ci sono momenti nella vita in cui bisogna avere coraggio. Credo di averlo dimostrato in più occasioni. Penso a quando mi candidai alle regionali del Lazio nel 2000. C’era la fuga, la paura della brutta figura, condita dall’”augurio” del mio capo di allora: “Almeno facci fare bella figura”, mi disse Gianfranco Fini dopo aver ottenuto il sospirato e contrastato sì di Berlusconi alla mia candidatura.
Credo di aver dimostrato coraggio quando un manipolo di magistrati si era messo in testa che fossi a capo di una banda di spioni, per un reato da cui fui prosciolto dopo sette mesi….. eppure bastò un articolo di giornale per convincermi, anche se non ero parlamentare, pur rischiando l’arresto, a dimettermi da ministro: la dignità valeva più di una poltrona.
Coraggio, credo, anche nel decidere di andare controvento con la fondazione e la costruzione de La Destra, in un’Italia ossessionata dalla Silviomania.
Prove durissime, tre mesi dopo la nostra costituente le elezioni politiche; poi il congresso con l’incredibile e sciagurato voltafaccia di chi avevamo candidato a premier; poi le regionali anticipate in Abruzzo; le regionali anticipate in Sardegna e, condimento finale, la legge elettorale europea alla vigilia delle elezioni. Roba da uccidere un toro…

Non ci è mancata la voglia di combattere. Il coraggio, appunto…non avevamo letto George Bernard Shaw: “Questo è tutto il segreto per lottare con successo: metti in svantaggio il tuo nemico e non combattere mai con lui ad armi pari per nessun motivo”.
Ecco perché ora si tratta di ragionare, più con la testa che con il cuore.
Quest’Italia senza etica non ci appartiene. Facciamo politica o sentimento?
Le nostre idee devono sopravvivere sotto un’icona da adorare o penetrare nella società?
Sono alcune delle domande che pongo al partito, alla sua dirigenza, alla sua militanza e in primis ai fondatori che sono rimasti con noi e che assieme a me iniziarono questa avventura il 26 luglio del 2007. E credo che nella nostra piccola storia nessuno possa togliermi il merito di averci provato.

Dobbiamo dedicarci alla costruzione di un’Italia senza ricatti, senza ricattatori, senza ricattati. E La Destra, se non ci attrezziamo, rischia di essere insufficiente allo scopo. Non deve chiudere i battenti, è e resta una comunità di uomini liberi e spero un po’ più responsabili da ora in avanti, ma deve fungere alla trasmissione di valori prima ancora che alla raccolta di scarsi consensi elettorali.
Dobbiamo costruire un’area ampia e non serve fantasticare di identitarismi ancora più anacronistici se hanno fallito in tutti questi anni; e lo dico con rispetto per chiunque ci ha provato, anche se non colgo lo stesso sentimento nei miei e nei nostri confronti. L’Italia non ne vuole sapere e prima che la nostra Patria vada definitivamente a rotoli dobbiamo saperci organizzare.

Le notizie di questi giorni fanno un po’ d’impressione.
L’Italia “nuova” deprime un po’. Noi non siamo stati eletti in Parlamento europeo e questo può succedere in presenza di leggi elettorali infami. Ormai ci siamo abituati.
Ma dovrebbero provocare scandalo, sconcerto, fatti che invece sembrano scivolare come se nulla fosse.
Mastella e De Mita rappresenteranno l’Italia al Parlamento europeo. E anche il meno conosciuto – ma non migliore – Vito Bonsignore.
Si dice che il Pdl sia la destra italiana. A parte De Mita, eletto con l’Udc, non mi sembra un gran segnale di novità che certe facce siano ancora in circolazione. Ormai, sotto il mantello di Berlusconi può succedere di tutto.
Del resto, hanno riportato Dini al Senato e tutti zitti. Giannantonio Stella tace, la casta non c’è più.
Zitti, tutti zitti. Il moralismo è in pensione, la moralità una parolaccia.
Una domanda: come si butta giù questo muro dell’indifferenza? Chiudendoci a riccio o abbattendo gli ostacoli che ci impediscono di andare a protestare dentro le istituzioni?
Io non ci voglio stare.
Questa Italia la voglio cambiare. Il Pdl la sta snaturando.

C’e’ bisogno di un blocco sociale e nazionale che indichi degli obiettivi di lotta politica sgombro dai richiami ideologici e piu’ attento alle dimensioni territoriali. C’è bisogno di un’idea di Nazione che sappia esaltare assieme l’autorevolezza dello Stato – che oggi è ai minimi termini - al valore di rappresentanza di autonomie che oggi somigliano sempre più a sultanati locali.
Ognuno di noi dovrà farlo nella sua regione, come io farò nel Lazio.
Chiamando a raccolta tutti, ovviamente. Tutti quelli che accetteranno una gerarchia di valori e di battaglie sociali che identificheranno programmaticamente e comunemente i soggetti politici che aderiranno.
Se non si fa questo, voglio capire come si risponde alla domanda decisiva, dopo questi due anni di autentica guerra contro di noi. Qual è l’obiettivo per cui siamo disposti a spendere i prossimi dieci anni della nostra vita (sapendo che per alcuni sarebbero dieci mesi e per altri dieci giorni…)?

Sta qui il quesito principale. Due anni fa nascemmo come la forza che sosteneva Silvio Berlusconi contro Gianfranco Fini. Sarebbe curioso trasformarsi nella forza che attende la fine di Berlusconi per tornare a fare politica. Anche perché, pure se questa fosse la nostra volontà, non saremmo noi a determinarla.

C’e’ chi dice: uniamo tutta l’area alla destra del Pdl. Ovvero, unificare La Destra, Fiamma tricolore, Forza Nuova. E’ la soluzione apparentemente più comoda, quella dell’istinto di sopravvivenza. Salvo poi rendersi conto dopo pochi mesi che quel 3-4% potenziale perderebbe inevitabilmente pezzi perché nascerebbe subito qualcos’altro immediatamente alla nostra destra… Non è difficile immaginarlo se conosciamo bene questo mondo.
Lo spettacolo vissuto dalle tre liste divise alle europee non ci è piaciuto: sarebbe stato ancora peggiore vedere le tre liste unite perdere pezzi in favore di un altro “nuovo” soggetto manovrato da chi non vuole che cresciamo.
Con la somma degli zero virgola non si va da nessuna parte. E credo che si debba avere il coraggio di ammettere una cosa: non esiste più l’area del voto ex-missino. La diaspora ha colpito anche quella comunità tradita da generazioni rampanti che hanno fatto prevalere l’opportunismo alle opportunità.

Siamo sicuri, del resto, che la proposizione di un asse ideologico avrebbe cittadinanza politica e fascino elettorale in questo Paese in cui, mentre si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni tre mesi, la maggioranza tenta di nascondere le giovinette che vanno a letto con il presidente del consiglio e l’opposizione sguinzaglia i propri 007 per snidarle?
Ha detto recentemente Luca Romagnoli: “Costruire insieme un unico partito sociale: il tempo è arrivato. Incontriamoci – dice - rinunciamo, se necessario ai simboli, eliminiamo qualche ‘neo’ che rischia di ghettizzarci, rinunciamo (se c’è) a chi professa la fede con simboliche esternazioni e a chi non ha capito che siamo nel giugno del 2009. Tentiamo di salvare un progetto alternativo”.
Anche lui afferma che “è già qualcosa se si prendono le mosse dalla necessità di non disperdere in tre rivoli l’elettorato almeno di quanti non vogliono accettare la minestra pidiellina o quella, in apparenza alternativa, dell’antinazionale Lega, sulla quale abbiamo il vantaggio di poter dire che non siamo supini ai capricci del principe”.
Siamo certi che tutto questo basta?

Si dice: la base vuole….. dov’è questa mitica base che non esita a votare liste in cui compare perfino uno come Clemente Mastella e non prende a pomodori in faccia chi lo ha fatto rieleggere? Quanti accettano di essere semplici iscritti senza pretendere di essere dirigenti di qualcosa? E’ facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza…, scriveva Esopo nel VI secolo avanti Cristo…
La prima cosa da combattere e da abbattere è senz’altro il poltronismo. La politica è diventata il regno delle persone peggiori: leccaculo, gente che non vuole lavorare, raccomandati, figli di politici, gente che compra i voti… l’Italia peggiore si è trasferita in politica. Questo bisogna combattere. Ma c’è questo spazio, in questa Italia?

Altri propongono la deideologizzazione totale dell’area che vogliamo rappresentare, per allearci con chi ci sta. E’ una proposta un po’ frettolosa, direi, e in fondo molto, ma molto azzardata. Non è la strada della deideologizzazione quella che ha compiuto Fini con An e il Pdl?
Certo, sarebbe una strada differente la nostra, se non altro perché condotta in un universo senza padroni e senza abiure della nostra memoria. Ma se qualcuno mi dovesse chiedere di scimmiottare la Lega con una analoga del sud, col partito del mezzogiorno, per quello che mi riguarda la risposta sarebbe un no irrevocabile.
Temo la disgregazione dell’Italia, figuriamoci se intendo lavorare ad ulteriori divisioni della nazione. Se le autonomie hanno in testa l’interesse nazionale è una cosa; se si lavora solo per pezzi d’Italia la partita non mi appassiona. L’autonomia è politica, culturale prima ancora che territoriale.
E la può garantire la persistenza in vita di una Destra che detti linee di pensiero unitarie per le competizioni elettorali del futuro, che resti come laboratorio di idee per il Paese.

Parliamoci con molta chiarezza. La strada dinanzi a noi è molto più dura rispetto a quella che avevamo immaginato.
Lo stesso termine Destra è abusato nel linguaggio politico e questo succede anche perché non c’è rispetto della verità. Si fa sentire ancora l’egemonia culturale di certa sinistra, la guerra delle parole è ancora da vincere se il governo Berlusconi è chiamato di destra e a noi fa una rabbia visto che parliamo di un premier che al massimo si esercita in uno sgabuzzino antistante la moderna sala del Mappamondo; se Maroni è considerato un ministro di destra perché rovescia i barconi che portano qui appena il 6% degli immigrati; se Di Pietro e’ considerato di destra perché scuote le manette.

Ci sono tre destre identitarie, ma ci sono tre destre percepite
“Non so bene dov’è la sinistra e dov’è la destra. Quello che realmente mi interessa è che le persone siano serie. Viviamo in un manicomio globalizzato”, lo ha detto Fidel Castro…
Anche unendoci solamente a Fiamma tricolore e a Forza nuova la strada non sarebbe più facile.
Avremo comunque meno spazi mediatici.
Avremo comunque meno quattrini per farci conoscere.
Avremo comunque più sbarramenti elettorali da dover contrastare.
Sarebbe più difficile mandare messaggi al Paese.

La stessa alleanza europea – votata in comitato centrale da tutti, anche da quelli che adesso ci ripensano – è stata necessaria per tentare di spezzare il muro che ci bloccava. Abbiamo cercato uomini coraggiosi, e non si può negarlo a Raffaele Lombardo.
Ha avuto più coraggio di chi si è ritirato alla vigilia della presentazione di un simbolo pasticciato con la scusa di un millimetro in più o in meno e adesso resta anche lui senza niente in mano…
Ma non dimentichiamo mai che Lombardo non ci ha chiesto abiure, non l’abbiamo visto sperticarsi il 25 aprile, ci ha rispettato e se non abbiamo preso preferenze e’ stata solo colpa nostra, non sua.

Dunque, che fare? Vorrei dare a La Destra una prospettiva più stabile e seria per i prossimi anni, quando si tornerà a votare per le politiche e capace di alleanze condivise.
Ci aspettano tornate amministrative prima del 2013, dobbiamo puntare tutto sul territorio. Non potevamo farlo in presenza delle europee, vorrei dire ai soloni abituati a spiegarci ogni giorno che cos’è la politica. Sarebbe stata una fuga…

Occorre rispondere al degrado sociale e morale che vede sfasciarsi le famiglie con troppa facilità, ma sono stato costretto finora a occuparmi di un territorio in cui prevalevano – sembra incredibile - i personalismi e le satrapie locali; si è voluta autonomia totale e si sono viste alleanze sconclusionate nel territorio, il come mi pare è stata la regola.
Si è preferito litigare sul segretario regionale eletto o nominato anzichè concentrare l’attenzione di tutti su lavoro e immigrazione, su sicurezza e banche, su impresa e scuola. Per fare uno splendido corteo a Napoli ho dovuto praticamente violentare un partito.

In queste settimane di giusta riflessione pensiamoci bene. Pensiamo al motivo perché abbiamo aderito a La Destra e su che cosa ci aspettiamo da un movimento così. Chiediamoci con sincerità qual è la strada che riteniamo di dover percorrere e a costo di quali sacrifici. E’ la domanda iniziale che torna nella mia testa: per che cosa siamo disposti a sacrificare altri anni della nostra vita…
Con una preghiera: chi parla, non parli dei quattrini che ha speso. Lo abbiamo fatto tutti, qualcuno anche per centinaia di migliaia di euro, non è un valido motivo per rivendicare meriti. Ci mancherebbe altro…
Magari, spendiamoli meglio. Per convincere decine di milioni di italiani a tornare a votare e a votare per noi. Non lo si fa con le chiacchiere.
Grazie a tutti per questi due anni meravigliosi.
Ricominciamo a volerci bene. Come all’inizio di questa avventura.

Francesco Storace

mercoledì 10 giugno 2009

Se questi sono "fascisti"...

Il Tanghero e il Satrapo

...divento Compagno

Grazie lo stesso


Grazie a chi nonostante tutto ci ha votato, grazie a chi ha creduto nel nostro tentativo di mettere al servizio della città un'opposizione di Destra autentica e non legata alle lobbies che da oltre mezzo secolo si spartiscono cariche, poteri e prebende a Livorno, grazie a chi si è dato da fare, grazie agli amici del Partito della Terra, grazie ai camerati di Fiamma e Nuova Destra Sociale... grazie ai candidati che hanno avuto il fegato di esporsi, e in particolar modo grazie al nostro candidato sindaco, Patrizio Rossi.

Il Direttivo Provinciale de La Destra di Livorno desidera ringraziare l'Avvocato Patrizio Rossi, candidato sindaco della lista "Identità e territorio", per l'impegno profuso e il coraggio testimoniato con la sua candidatura. Al di là di risultati francamente deludenti è stato per tutti noi un onore lottare e lavorare al suo fianco. Evidentemente le floride condizioni della Città e il suo sicuramente radioso avvenire hanno indotto gli elettori a non cambiare di una virgola sia la squadra che attualmente si trova all'amministrazione che quella che si trova all'opposizione. Noi tuttavia siamo fieri di aver proposto alla cittadinanza una lista fatta di gente onesta e con la voglia di cambiare e di sicuro ci proponiamo di contribuire, anche fuori dai consessi elettivi, a quei compiti di controllo e stimolo che sono appannaggio di chi in democrazia copre il ruolo di opposizione.

Dei risultati siamo assai meno fieri... dai dati forniti dal Comune sembra addirittura che buona parte dei nostri candidati non solo non abbia ricevuto il voto di amici e familiari ma nemmeno il proprio. Loro, i candidati, allibiscono e spergiurano di aver votato ma evidentemente si sbagliano: non vorranno mica mettere in dubbio la correttezza democratica esemplare dei tovarich livornesi? Correttezza che già abbiamo avuto modo di constatare in occasione della visita di Teodoro Buontempo a Livorno quando i medesimi, temendo che il Presidente della Destra potesse trovarsi in compagnia dei soli, soliti quattro matti che siamo noi, hanno pensato bene di fargli trovare svariate decine di persone per un caloroso benvenuto. Insomma tra intimidazioni, minacce e sospetti di brogli anche queste elezioni dimostrano che a Livorno va tutto per il meglio nel migliore dei mondi possibili....
Giovanni Bacci di Capaci

lunedì 8 giugno 2009

Il Grande Puff....


Ragazzi, che labbrata...
Non so altrove ma qui in Toscana in questa veste arancione siamo da "prefisso telefonico": veleggiamo tra lo 0,3 (un pò ovunque) e l'uno per cento (a Massa dove c'era il Candidato locale e dove non c'era da sobbarcarsi l'onere delle amministrative in virtù dell'ottimo 7 e passa per cento ottenuto dallo stesso Candidato lo scorso anno!). Stanno meglio quelli di Fiamma e forse addirittura quelli di Forza Nuova. Che almeno si presentavano da soli. Quasi quasi mi viene da pensare che se si faceva come loro si racimolava qualcosina di più. Per non parlare poi dell'eventualità di presentarsi insieme a loro.
A questo disastro (che qualcuno, più avveduto di me, aveva annunciato con largo anticipo) fa riscontro l'inequivocabile successo leghista: è lì che va a finire il voto 'identitario', quello che altrove in Europa accende le speranze di chi ancora non si rassegna ad intrupparsi nei calderoni demoliberali o socialdemocratici.
Andrà sicuramente meglio alle amministrative (e come potrebbe andar peggio?): ne sono più che certo e attendo proiezioni e dati con un residuo di speranza nel cuore. Però a questo punto una seria riflessione s'impone e sarà bene iniziare da subito, con le vesti ancora grondanti a causa di questa doccia fredda. Un bagno d'umiltà di cui si faceva volontieri a meno ma che spero ci faccia bene...

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Ammetto di sentirmi in colpa anch'io per questo risultato... abbiamo avuto il nostro Presidente a Livorno e la città lo ha accolto nel modo che tutti sanno. Quando è finalmente giunto nella sala della Circoscrizione due erano rimasti per ascoltarlo una trentina scarsa di persone... assai meno dei facinorosi che vociavano oltre il cordone costituito dalle forze dell'ordine. Personalmente non sono stato in grado di tenere aggiornato neppure questo blog... e me ne dolgo. Sarà anche vero che ho avuto altre 'gatte da pelare' perché coinvolto in prima persona nelle amministrative, però c'è qualcosa che non quadra... e lo dimostra il fatto che quando c'è stato da attaccare i manifesti ci siamo ritrovati in cinque... di cui due (che ringrazio ancora di cuore) non erano nemmeno di Livorno. Un paio di ore dopo eravamo in due.
Allora chiariamo le cose, "camerati": senza MILITANZA possiamo anche chiudere bottega.