mercoledì 8 aprile 2009

Turchi in Europa? Per fortuna che Silvio c'è...

Benjamin Constant: Ingresso di Maometto II° a Costantinopoli (1876)

Egregio Presidente del Consiglio,
Non voglio disturbarla più di tanto vista la gravità della situazione in Abruzzo, cui è bene che ella dedichi ogni sua energia. Tuttavia le sua recente presa di posizione a sostegno della tesi espressa da Barack Obama a favore dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea mi sembra quanto meno discutibile. E visto che a breve ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, alle quali mi presento come candidato con La Destra in un goffo tentativo di contribuire a superare la fatidica soglia del 4% da lei imposta, ritengo sia non solo mio diritto ma anche mio dovere spiegarle i motivi del mio dissenso.
Vede, egregio Presidente, a differenza degli Stati Uniti noi Europei abbiamo una Storia che risale a parecchio tempo fa. E ci è difficile dimenticare che quel piedino che l'impero ottomano ha piazzato oltre la soglia dell'Europa si è posato con qualche violenza su una città di nome Costantinopoli. La cui popolazione, dall'Imperatore Costantino XI° Paleologo al più tenero neonato, venne trucidata o ridotta in schiavitù... correva l'anno 1453 e l'America restava ancora da scoprire. La porta della basilica di Santa Sofia venne sventrata a colpi d'ascia e i preti intenti a dir messa sgozzati sull'altare. Un bagno di sangue.
Roba di tanto tempo fa, certo, che per fortuna e grazie al valore dei difensori agli ordini del tedesco Niklas Salm non si ripetè a Vienna nel 1529. Idem nel 1683, qando la capitale austriaca venne salvata dal polacco Jan III° Sobieski col contributo del "franco-austro-italiano" Eugenio di Savoia (che poi nel 1697 a Zenta sventò un nuovo tentativo di avanzata su Vienna)... Senza dimenticare l'apporto dell'albanese Giorgio Castriota Scanderberg (detto "l'atleta di Cristo") e del rumeno Vlad III° di Valacchia (detto anche Vlad Tepes o Vlad Dracùl) che respinsero innumerevoli volte gli esrciti turchi nel XVesimo secolo. Come vede, Signor Presidente, l'Europa non è nata ieri.
Lei invoca l'amicizia con la Turchia in nome di una sua personale amicizia con Erdogan (non è il caso di affrontare il discorso sulle sue discutibili amicizie personali che spaziano da Putin a Bush e da Gheddafi all'eroico stalliere Mangano) ma anche in tempi più recenti i rapporti coi turchi non sono stati dei migliori... dalla guerra di Crimea (remember Lamarmora?) alla guerra italo turca del 1911 (quella che ci valse la Libia, allora possedimento turco, cui grazie a lei ora paghiamo 5 miliardi di dollari di "risarcimento danni") senza scordare la prima guerra mondiale.
Ometto, per questioni di buon gusto la vicenda del massacro di oltre 1 milione di Armeni di religione cristiana ad opera del governo ottomano tra il 1915 e il 1916.
Lei forse penserà che sia "roba vecchia", ma cosa siamo noi se non il nostro passato? Capisco che un tale argomento possa parere futile a un uomo come lei, che in nome del profitto e per mezzo delle sue televisioni commerciali non ha esitato ad avvilire e distruggere il "gusto italiano", fiorito attraverso i secoli grazie alla bellezza della nostra terra, alla lungimiranza dei mecenati e al genio dei nostri artisti ed architetti... e primo motore, non dimentichiamolo, di un "made in Italy" di cui non restano ormai che pietose vestigia.
Ma anche se ci limitiamo a guardare il presente (il futuro sarà comunque diverso da quanto ci aspettiamo...) mi vuol cortesemente spiegare quale interesse ci sia per noi ad accogliere la Turchia tra gli Stati europei? Vede, Signor Presidente, io posso anche digerire che insieme con l'Europa noi ci si debba anche far carico dei problemi legati all'indipendentismo corso, basco o catalano, alle questioni irlandesi o a quelle, a noi più vicine, del Tirolo... ma i Curdi cosa hanno a che fare con l'Europa? E non vi è da dubitare che nel malaugurato caso la tesi Obamiana dovesse prevalere, e in virtù dei noti accordi di Schengen, le nostre città e le nostre campagne si troverebbero ad accogliere, oltre a Rumeni ed Albanesi, Turchi e Curdi... con buona pace della pace. Altro sarebbe se il Parlamento europeo accogliesse la nostra proposta (che intendo sostenere con le unghie e coi denti) di distinguere l'appartenenza alla Comunità (per cui il trattato di Schengen ha valore) da un'area economica dell'Euro, cui non solo la Turchia ma anche il Botswana o la Papuasia potrebbero in tutta tranquillità ipoteticamente aderire.
In definitiva Signor Presidente credo di doverla ringraziare: qualora già non ne avessi, i suoi interventi mi forniscono nuove motivazioni per affrontare l'onere di un impegno elettorale che probabilmente trascende le mie forze, ma non la mia volontà. Per fortuna che Silvio c'è.

Giovanni Bacci di Capaci
candidato al Parlamento Europeo

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