sabato 4 luglio 2009

Riunito il Direttivo Regionale... ed è subito sera.


Dal confronto, in quel di Montecatini, tra Segretari Provinciali (o almeno parte di essi) e Direttivo Regionale è emerso che la gran parte delle federazioni provinciali toscane propende per un tentativo di riaggancio al Pidielle escludendo quindi l'alernativa rappresentata da una riunione della cosidetta "area" caldeggiata dal Presidente Teodoro Buontempo.
A sostegno della loro tesi, i 'pro-pdl':
  • esibiscono i modestissimi risultati elettorali ottenuti a Firenze e Livorno, cioè dove alle amministrative si è tentata la via dell' unità d'area,
  • ricordano come La Destra sia nata col compito di 'sostituire' una Alleanza Nazionale destinata a scomparire a breve nella palude pidiellina,
  • ribadiscono che, stante l'attuale regime di duo/monopolio degli organi d'informazione (e in particolare delle televisioni), restare fuori dal sistema bipolare equivale ad un suicidio in termini di visibilità mediatica e quindi, in ultima analisi anche politica.
Ora, tali considerazioni sono tutt'altro che infondate e tuttavia si scontrano, a mio parere, con atrettante considerazioni cui purtroppo attribuisco una maggior rilevanza, e cioè:
  • nessuno ha mai pensato che la ricerca di una strada da percorrere insieme alle altre forze alternative di destra debba portare a risultati positivi sotto il profilo elettorale nel breve periodo,
  • il ruolo di forza 'di destra di supporto' (e in concorrenza) alla coalizione di centrodestra è di fatto già assegnato alla Lega, né si vede per quale stravagante motivo il vertice pidiellino vorrebbe dotarsi di un nuovo 'concorrente interno'... tanto più ora che la estrema debolezza delLa Destra si è palesata,
  • nulla lascia presumere che alLa Destra, una volta confluita nel pentolone pidiellino, venga concessa qualche visibilità, e comunque quand'anche ciò avvenisse essa si troverebbe soggetta (trattandosi di 'benevola concessione' se non di elemosina) a ricatti e pressioni che finirebbero per dare il colpo di grazia ad un'immagine di dignità e coerenza politica già seriamente compromessa dall'ennesimo dietrofront.
In 'compenso' avremmo diritto:
  • ai giustificati sberleffi dei seguaci della Santanché, additati finora - e a volte frettolosamente - come 'traditori' e 'cacciatori di poltroncine', mentre in realtà non sarebbero altro che dei precursori del 'nuovo corso' de La Destra,
  • al giustificato disprezzo delle altre forze politiche di destra identitaria che strizzando l'occhio ai nostri militanti delusi ridacchierebbero : "Visto? Cosa vi avevamo detto?"
  • all'invidiabile prospettiva di sostenere un governo fanfarone, indecoroso e talvolta grottesco, e ciò proprio mentre lo Tsunami della vera crisi economica si accinge ad investire le nostre coste...
Come ciliegina sulla torta potremmo (dovremmo?) presentarci quali affidabili sostenitori del libero mercato e di quella libera circolazione di capitali, merci e persone che sta distruggendo di fatto l'economia della piccola impresa nazionale e con essa il benessere delle famiglie. Insomma potremmo ambire a diventare una pallida imitazione della vecchia Aenne (nel peggiore dei casi) o della Lega (nel caso migliore). Senza peraltro alcuna garanzia di aver risultati elettorali paragonabili a quelli dei 'modelli ispiratori'.
Vero è che la strada alternativa, quella di una ritrovata unità d'intenti e di strategie con le altre forze della 'destra' italiana è sicuramente impervia, desolata e assolutamente inadatta a chi sogna l'oasi fin dal primo passo mosso nel deserto.
Per come la vedo io, e stante la già più volte menzionata (in questo ed altri 'posts') carenza di mezzi, di persone, di risorse, presumo si debba fare come gli spacciatori di stupefacenti... appostarci fuori dalle scuole e spacciare ai ragazzini dosi gratuite e via via crescenti della 'nostra droga': l'amore per l'Italia, per la sua gente, la sua storia e la sua cultura. Sotto forma di volantini, di giornalini, di vignette e fumetti. Dosi inizialmente 'tagliate' con sostanze inoffensive e anonime, che sò... grafica, musica, giochi, letteratura 'd'evasione', rievocazioni storiche. Basta che in ognuno di questi 'cocktails' sia presente quel zinzino di 'veleno', quel niente che da' dipendenza, che ti impone di chiederne: "ancora!"
Insomma ripartire da zero, e costruendo dal nulla una nuova leva ricostituire la "casa dei padri", "l'ultima casa accogliente": la comunità militante .
D'altronde meglio essere chiari: se tale intento non riesce come potremo sperare un domani di 'fare blocco' contro la triplice invasione: quella culturale (o anticulturale), quella economica/merceologica e quella effetiva ad opera dei migranti ? Come potremo pensare di risuscitare negli Italiani il senso d'identità e di comunità se non saremo in grado di farci comunità noi stessi?
Qualcuno potrà storcere il naso, inorridire all'idea di un movimento che 'tende a farsi associazione culturale', di un 'casapoundismo' spurio e straccione (visto che in realtà buona parte di quell'interessante fenomeno legato ai centri sociali di 'destra' è saldamente in pugno a marpioni pidiellini)... fatto sta che dobbiamo prendere atto che la 'vecchia band' è stata sbriciolata, disgregata ed atomizzata da Pierfranco Fini & Co. Inutile cercare tra i cocci e le schegge... partiamo da quel poco che ha ancora un minimo di forma e creiamo. Daccapo.

venerdì 26 giugno 2009

Caro Segretario... ti rispondiamo d'impulso.


Caro Segretario
il tuo intervento sul blog, che abbiamo pubblicato integralmente, va letto con rispetto e con attenzione. Probabilmente andrebbe letto più volte e ci si dovrebbe anche meditatare sopra. Tant'è che se non fossimo così visceralmente "di destra" (le virgolette sono ormai d'obbligo, vista l'ambiguità di fondo del termine "destra") probabilmente prima di buttar giù un abbozzo di risposta ci saremmo presi una pausa di riflessione. Ma noi, si diceva, "siam fatti così"... e allora ti rispondiamo d'impulso:
"Parliamoci con molta chiarezza. La strada dinanzi a noi è molto più dura rispetto a quella che avevamo immaginato" ammonisci... Beh, sai che? Un po' lo si sospettava e quando al Congresso Arrighi parlò di una 'traversata del deserto' che era appena iniziata ci siamo spellati le mani dagli applausi.
Tu chiedi, un po' retoricamente visto che la risposta negativa è implicita: "Siamo sicuri, del resto, che la proposizione di un asse ideologico avrebbe cittadinanza politica e fascino elettorale in questo Paese in cui, mentre si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni tre mesi, la maggioranza tenta di nascondere le giovinette che vanno a letto con il presidente del consiglio e l’opposizione sguinzaglia i propri 007 per snidarle?" Beh, no: non ne siamo affatto sicuri... e allora?
Del resto dicci Segretario: intravvedi altre possibilità? Siamo senza soldi, senza sedi, senza organi d'informazione, senza rappresentanti (affidabili) nei consessi elettorali e senza (o con pochi) militanti. Ovvio che l'unica speranza di sopravvivenza è di coalizzarci con chi si trova pressapoco nelle stesse condizioni e mettere insieme le scarsissime risorse. Vuol dire limitarci a sopravvivere? Può darsi, ma è già qualcosa... noi crediamo che il nostro compito prioritario in questa Italia degradata e che sembra anelare a degradarsi sempre più sia quello di trasferire intatti i nostri valori a generazioni nuove, con la speranza che meglio di noi riescano ad interpretarli e riproporli al nostro popolo. Se veniamo meno a questo primo dovere, come ha fatto Aenne, viene meno la nostra prima, se non unica, ragione di rappresentarci politicamente.
Ecco perché, nonostante i risultati elettorali ci siano stati contrari, noi intendiamo andare avanti lungo l'unica strada che sembra praticabile per delle persone coerenti e intenzionate a vivere le proprie idee in prima persona, quali vogliamo essere: quella di sostenerci vicendevolmente con le altre esigue forze che esprimono e professano idee vicine o quantomeno contigue alle nostre.
Ecco Segretario, sarà questo il senso della risposta che daremo al nostro Segretario Regionale Italo Marri il prossimo martedì in quel di Montecatini in merito alle "istanze che emergono dal territorio".
Che poi si sbagli è anche possibile. Ma a stare dalla parte sbagliata dovremmo essere più che abituati... o no?

Il Direttivo Provinciale

P.S. Seguirà, quanto prima, un post un po' più articolato... del resto si vive sempre a gran velocità...

Dopo la batosta: parla il Segretario.



Ci sono momenti nella vita in cui bisogna avere coraggio. Credo di averlo dimostrato in più occasioni. Penso a quando mi candidai alle regionali del Lazio nel 2000. C’era la fuga, la paura della brutta figura, condita dall’”augurio” del mio capo di allora: “Almeno facci fare bella figura”, mi disse Gianfranco Fini dopo aver ottenuto il sospirato e contrastato sì di Berlusconi alla mia candidatura.
Credo di aver dimostrato coraggio quando un manipolo di magistrati si era messo in testa che fossi a capo di una banda di spioni, per un reato da cui fui prosciolto dopo sette mesi….. eppure bastò un articolo di giornale per convincermi, anche se non ero parlamentare, pur rischiando l’arresto, a dimettermi da ministro: la dignità valeva più di una poltrona.
Coraggio, credo, anche nel decidere di andare controvento con la fondazione e la costruzione de La Destra, in un’Italia ossessionata dalla Silviomania.
Prove durissime, tre mesi dopo la nostra costituente le elezioni politiche; poi il congresso con l’incredibile e sciagurato voltafaccia di chi avevamo candidato a premier; poi le regionali anticipate in Abruzzo; le regionali anticipate in Sardegna e, condimento finale, la legge elettorale europea alla vigilia delle elezioni. Roba da uccidere un toro…

Non ci è mancata la voglia di combattere. Il coraggio, appunto…non avevamo letto George Bernard Shaw: “Questo è tutto il segreto per lottare con successo: metti in svantaggio il tuo nemico e non combattere mai con lui ad armi pari per nessun motivo”.
Ecco perché ora si tratta di ragionare, più con la testa che con il cuore.
Quest’Italia senza etica non ci appartiene. Facciamo politica o sentimento?
Le nostre idee devono sopravvivere sotto un’icona da adorare o penetrare nella società?
Sono alcune delle domande che pongo al partito, alla sua dirigenza, alla sua militanza e in primis ai fondatori che sono rimasti con noi e che assieme a me iniziarono questa avventura il 26 luglio del 2007. E credo che nella nostra piccola storia nessuno possa togliermi il merito di averci provato.

Dobbiamo dedicarci alla costruzione di un’Italia senza ricatti, senza ricattatori, senza ricattati. E La Destra, se non ci attrezziamo, rischia di essere insufficiente allo scopo. Non deve chiudere i battenti, è e resta una comunità di uomini liberi e spero un po’ più responsabili da ora in avanti, ma deve fungere alla trasmissione di valori prima ancora che alla raccolta di scarsi consensi elettorali.
Dobbiamo costruire un’area ampia e non serve fantasticare di identitarismi ancora più anacronistici se hanno fallito in tutti questi anni; e lo dico con rispetto per chiunque ci ha provato, anche se non colgo lo stesso sentimento nei miei e nei nostri confronti. L’Italia non ne vuole sapere e prima che la nostra Patria vada definitivamente a rotoli dobbiamo saperci organizzare.

Le notizie di questi giorni fanno un po’ d’impressione.
L’Italia “nuova” deprime un po’. Noi non siamo stati eletti in Parlamento europeo e questo può succedere in presenza di leggi elettorali infami. Ormai ci siamo abituati.
Ma dovrebbero provocare scandalo, sconcerto, fatti che invece sembrano scivolare come se nulla fosse.
Mastella e De Mita rappresenteranno l’Italia al Parlamento europeo. E anche il meno conosciuto – ma non migliore – Vito Bonsignore.
Si dice che il Pdl sia la destra italiana. A parte De Mita, eletto con l’Udc, non mi sembra un gran segnale di novità che certe facce siano ancora in circolazione. Ormai, sotto il mantello di Berlusconi può succedere di tutto.
Del resto, hanno riportato Dini al Senato e tutti zitti. Giannantonio Stella tace, la casta non c’è più.
Zitti, tutti zitti. Il moralismo è in pensione, la moralità una parolaccia.
Una domanda: come si butta giù questo muro dell’indifferenza? Chiudendoci a riccio o abbattendo gli ostacoli che ci impediscono di andare a protestare dentro le istituzioni?
Io non ci voglio stare.
Questa Italia la voglio cambiare. Il Pdl la sta snaturando.

C’e’ bisogno di un blocco sociale e nazionale che indichi degli obiettivi di lotta politica sgombro dai richiami ideologici e piu’ attento alle dimensioni territoriali. C’è bisogno di un’idea di Nazione che sappia esaltare assieme l’autorevolezza dello Stato – che oggi è ai minimi termini - al valore di rappresentanza di autonomie che oggi somigliano sempre più a sultanati locali.
Ognuno di noi dovrà farlo nella sua regione, come io farò nel Lazio.
Chiamando a raccolta tutti, ovviamente. Tutti quelli che accetteranno una gerarchia di valori e di battaglie sociali che identificheranno programmaticamente e comunemente i soggetti politici che aderiranno.
Se non si fa questo, voglio capire come si risponde alla domanda decisiva, dopo questi due anni di autentica guerra contro di noi. Qual è l’obiettivo per cui siamo disposti a spendere i prossimi dieci anni della nostra vita (sapendo che per alcuni sarebbero dieci mesi e per altri dieci giorni…)?

Sta qui il quesito principale. Due anni fa nascemmo come la forza che sosteneva Silvio Berlusconi contro Gianfranco Fini. Sarebbe curioso trasformarsi nella forza che attende la fine di Berlusconi per tornare a fare politica. Anche perché, pure se questa fosse la nostra volontà, non saremmo noi a determinarla.

C’e’ chi dice: uniamo tutta l’area alla destra del Pdl. Ovvero, unificare La Destra, Fiamma tricolore, Forza Nuova. E’ la soluzione apparentemente più comoda, quella dell’istinto di sopravvivenza. Salvo poi rendersi conto dopo pochi mesi che quel 3-4% potenziale perderebbe inevitabilmente pezzi perché nascerebbe subito qualcos’altro immediatamente alla nostra destra… Non è difficile immaginarlo se conosciamo bene questo mondo.
Lo spettacolo vissuto dalle tre liste divise alle europee non ci è piaciuto: sarebbe stato ancora peggiore vedere le tre liste unite perdere pezzi in favore di un altro “nuovo” soggetto manovrato da chi non vuole che cresciamo.
Con la somma degli zero virgola non si va da nessuna parte. E credo che si debba avere il coraggio di ammettere una cosa: non esiste più l’area del voto ex-missino. La diaspora ha colpito anche quella comunità tradita da generazioni rampanti che hanno fatto prevalere l’opportunismo alle opportunità.

Siamo sicuri, del resto, che la proposizione di un asse ideologico avrebbe cittadinanza politica e fascino elettorale in questo Paese in cui, mentre si perdono centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni tre mesi, la maggioranza tenta di nascondere le giovinette che vanno a letto con il presidente del consiglio e l’opposizione sguinzaglia i propri 007 per snidarle?
Ha detto recentemente Luca Romagnoli: “Costruire insieme un unico partito sociale: il tempo è arrivato. Incontriamoci – dice - rinunciamo, se necessario ai simboli, eliminiamo qualche ‘neo’ che rischia di ghettizzarci, rinunciamo (se c’è) a chi professa la fede con simboliche esternazioni e a chi non ha capito che siamo nel giugno del 2009. Tentiamo di salvare un progetto alternativo”.
Anche lui afferma che “è già qualcosa se si prendono le mosse dalla necessità di non disperdere in tre rivoli l’elettorato almeno di quanti non vogliono accettare la minestra pidiellina o quella, in apparenza alternativa, dell’antinazionale Lega, sulla quale abbiamo il vantaggio di poter dire che non siamo supini ai capricci del principe”.
Siamo certi che tutto questo basta?

Si dice: la base vuole….. dov’è questa mitica base che non esita a votare liste in cui compare perfino uno come Clemente Mastella e non prende a pomodori in faccia chi lo ha fatto rieleggere? Quanti accettano di essere semplici iscritti senza pretendere di essere dirigenti di qualcosa? E’ facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza…, scriveva Esopo nel VI secolo avanti Cristo…
La prima cosa da combattere e da abbattere è senz’altro il poltronismo. La politica è diventata il regno delle persone peggiori: leccaculo, gente che non vuole lavorare, raccomandati, figli di politici, gente che compra i voti… l’Italia peggiore si è trasferita in politica. Questo bisogna combattere. Ma c’è questo spazio, in questa Italia?

Altri propongono la deideologizzazione totale dell’area che vogliamo rappresentare, per allearci con chi ci sta. E’ una proposta un po’ frettolosa, direi, e in fondo molto, ma molto azzardata. Non è la strada della deideologizzazione quella che ha compiuto Fini con An e il Pdl?
Certo, sarebbe una strada differente la nostra, se non altro perché condotta in un universo senza padroni e senza abiure della nostra memoria. Ma se qualcuno mi dovesse chiedere di scimmiottare la Lega con una analoga del sud, col partito del mezzogiorno, per quello che mi riguarda la risposta sarebbe un no irrevocabile.
Temo la disgregazione dell’Italia, figuriamoci se intendo lavorare ad ulteriori divisioni della nazione. Se le autonomie hanno in testa l’interesse nazionale è una cosa; se si lavora solo per pezzi d’Italia la partita non mi appassiona. L’autonomia è politica, culturale prima ancora che territoriale.
E la può garantire la persistenza in vita di una Destra che detti linee di pensiero unitarie per le competizioni elettorali del futuro, che resti come laboratorio di idee per il Paese.

Parliamoci con molta chiarezza. La strada dinanzi a noi è molto più dura rispetto a quella che avevamo immaginato.
Lo stesso termine Destra è abusato nel linguaggio politico e questo succede anche perché non c’è rispetto della verità. Si fa sentire ancora l’egemonia culturale di certa sinistra, la guerra delle parole è ancora da vincere se il governo Berlusconi è chiamato di destra e a noi fa una rabbia visto che parliamo di un premier che al massimo si esercita in uno sgabuzzino antistante la moderna sala del Mappamondo; se Maroni è considerato un ministro di destra perché rovescia i barconi che portano qui appena il 6% degli immigrati; se Di Pietro e’ considerato di destra perché scuote le manette.

Ci sono tre destre identitarie, ma ci sono tre destre percepite
“Non so bene dov’è la sinistra e dov’è la destra. Quello che realmente mi interessa è che le persone siano serie. Viviamo in un manicomio globalizzato”, lo ha detto Fidel Castro…
Anche unendoci solamente a Fiamma tricolore e a Forza nuova la strada non sarebbe più facile.
Avremo comunque meno spazi mediatici.
Avremo comunque meno quattrini per farci conoscere.
Avremo comunque più sbarramenti elettorali da dover contrastare.
Sarebbe più difficile mandare messaggi al Paese.

La stessa alleanza europea – votata in comitato centrale da tutti, anche da quelli che adesso ci ripensano – è stata necessaria per tentare di spezzare il muro che ci bloccava. Abbiamo cercato uomini coraggiosi, e non si può negarlo a Raffaele Lombardo.
Ha avuto più coraggio di chi si è ritirato alla vigilia della presentazione di un simbolo pasticciato con la scusa di un millimetro in più o in meno e adesso resta anche lui senza niente in mano…
Ma non dimentichiamo mai che Lombardo non ci ha chiesto abiure, non l’abbiamo visto sperticarsi il 25 aprile, ci ha rispettato e se non abbiamo preso preferenze e’ stata solo colpa nostra, non sua.

Dunque, che fare? Vorrei dare a La Destra una prospettiva più stabile e seria per i prossimi anni, quando si tornerà a votare per le politiche e capace di alleanze condivise.
Ci aspettano tornate amministrative prima del 2013, dobbiamo puntare tutto sul territorio. Non potevamo farlo in presenza delle europee, vorrei dire ai soloni abituati a spiegarci ogni giorno che cos’è la politica. Sarebbe stata una fuga…

Occorre rispondere al degrado sociale e morale che vede sfasciarsi le famiglie con troppa facilità, ma sono stato costretto finora a occuparmi di un territorio in cui prevalevano – sembra incredibile - i personalismi e le satrapie locali; si è voluta autonomia totale e si sono viste alleanze sconclusionate nel territorio, il come mi pare è stata la regola.
Si è preferito litigare sul segretario regionale eletto o nominato anzichè concentrare l’attenzione di tutti su lavoro e immigrazione, su sicurezza e banche, su impresa e scuola. Per fare uno splendido corteo a Napoli ho dovuto praticamente violentare un partito.

In queste settimane di giusta riflessione pensiamoci bene. Pensiamo al motivo perché abbiamo aderito a La Destra e su che cosa ci aspettiamo da un movimento così. Chiediamoci con sincerità qual è la strada che riteniamo di dover percorrere e a costo di quali sacrifici. E’ la domanda iniziale che torna nella mia testa: per che cosa siamo disposti a sacrificare altri anni della nostra vita…
Con una preghiera: chi parla, non parli dei quattrini che ha speso. Lo abbiamo fatto tutti, qualcuno anche per centinaia di migliaia di euro, non è un valido motivo per rivendicare meriti. Ci mancherebbe altro…
Magari, spendiamoli meglio. Per convincere decine di milioni di italiani a tornare a votare e a votare per noi. Non lo si fa con le chiacchiere.
Grazie a tutti per questi due anni meravigliosi.
Ricominciamo a volerci bene. Come all’inizio di questa avventura.

Francesco Storace

mercoledì 10 giugno 2009

Se questi sono "fascisti"...

Il Tanghero e il Satrapo

...divento Compagno

Grazie lo stesso


Grazie a chi nonostante tutto ci ha votato, grazie a chi ha creduto nel nostro tentativo di mettere al servizio della città un'opposizione di Destra autentica e non legata alle lobbies che da oltre mezzo secolo si spartiscono cariche, poteri e prebende a Livorno, grazie a chi si è dato da fare, grazie agli amici del Partito della Terra, grazie ai camerati di Fiamma e Nuova Destra Sociale... grazie ai candidati che hanno avuto il fegato di esporsi, e in particolar modo grazie al nostro candidato sindaco, Patrizio Rossi.

Il Direttivo Provinciale de La Destra di Livorno desidera ringraziare l'Avvocato Patrizio Rossi, candidato sindaco della lista "Identità e territorio", per l'impegno profuso e il coraggio testimoniato con la sua candidatura. Al di là di risultati francamente deludenti è stato per tutti noi un onore lottare e lavorare al suo fianco. Evidentemente le floride condizioni della Città e il suo sicuramente radioso avvenire hanno indotto gli elettori a non cambiare di una virgola sia la squadra che attualmente si trova all'amministrazione che quella che si trova all'opposizione. Noi tuttavia siamo fieri di aver proposto alla cittadinanza una lista fatta di gente onesta e con la voglia di cambiare e di sicuro ci proponiamo di contribuire, anche fuori dai consessi elettivi, a quei compiti di controllo e stimolo che sono appannaggio di chi in democrazia copre il ruolo di opposizione.

Dei risultati siamo assai meno fieri... dai dati forniti dal Comune sembra addirittura che buona parte dei nostri candidati non solo non abbia ricevuto il voto di amici e familiari ma nemmeno il proprio. Loro, i candidati, allibiscono e spergiurano di aver votato ma evidentemente si sbagliano: non vorranno mica mettere in dubbio la correttezza democratica esemplare dei tovarich livornesi? Correttezza che già abbiamo avuto modo di constatare in occasione della visita di Teodoro Buontempo a Livorno quando i medesimi, temendo che il Presidente della Destra potesse trovarsi in compagnia dei soli, soliti quattro matti che siamo noi, hanno pensato bene di fargli trovare svariate decine di persone per un caloroso benvenuto. Insomma tra intimidazioni, minacce e sospetti di brogli anche queste elezioni dimostrano che a Livorno va tutto per il meglio nel migliore dei mondi possibili....
Giovanni Bacci di Capaci

lunedì 8 giugno 2009

Il Grande Puff....


Ragazzi, che labbrata...
Non so altrove ma qui in Toscana in questa veste arancione siamo da "prefisso telefonico": veleggiamo tra lo 0,3 (un pò ovunque) e l'uno per cento (a Massa dove c'era il Candidato locale e dove non c'era da sobbarcarsi l'onere delle amministrative in virtù dell'ottimo 7 e passa per cento ottenuto dallo stesso Candidato lo scorso anno!). Stanno meglio quelli di Fiamma e forse addirittura quelli di Forza Nuova. Che almeno si presentavano da soli. Quasi quasi mi viene da pensare che se si faceva come loro si racimolava qualcosina di più. Per non parlare poi dell'eventualità di presentarsi insieme a loro.
A questo disastro (che qualcuno, più avveduto di me, aveva annunciato con largo anticipo) fa riscontro l'inequivocabile successo leghista: è lì che va a finire il voto 'identitario', quello che altrove in Europa accende le speranze di chi ancora non si rassegna ad intrupparsi nei calderoni demoliberali o socialdemocratici.
Andrà sicuramente meglio alle amministrative (e come potrebbe andar peggio?): ne sono più che certo e attendo proiezioni e dati con un residuo di speranza nel cuore. Però a questo punto una seria riflessione s'impone e sarà bene iniziare da subito, con le vesti ancora grondanti a causa di questa doccia fredda. Un bagno d'umiltà di cui si faceva volontieri a meno ma che spero ci faccia bene...

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Ammetto di sentirmi in colpa anch'io per questo risultato... abbiamo avuto il nostro Presidente a Livorno e la città lo ha accolto nel modo che tutti sanno. Quando è finalmente giunto nella sala della Circoscrizione due erano rimasti per ascoltarlo una trentina scarsa di persone... assai meno dei facinorosi che vociavano oltre il cordone costituito dalle forze dell'ordine. Personalmente non sono stato in grado di tenere aggiornato neppure questo blog... e me ne dolgo. Sarà anche vero che ho avuto altre 'gatte da pelare' perché coinvolto in prima persona nelle amministrative, però c'è qualcosa che non quadra... e lo dimostra il fatto che quando c'è stato da attaccare i manifesti ci siamo ritrovati in cinque... di cui due (che ringrazio ancora di cuore) non erano nemmeno di Livorno. Un paio di ore dopo eravamo in due.
Allora chiariamo le cose, "camerati": senza MILITANZA possiamo anche chiudere bottega.

sabato 16 maggio 2009

17 maggio 2009 ... e sorge il sole: Buontempo a Livorno

Domani 17 maggio alle 17 (mica siamo superstiziosi, noi... Massimo, passami quel cornetto...) il Presidente della Destra Teodoro Buontempo sarà a Livorno. Si comincerà da un incontro informale in Baracchina (bianca? rossa? ... per l'occasione nera!) quindi passeggiata (non è previsto il passo romano) su Viale Italia e infine appuntamento alla Circoscrizione 2 per la presentazione dei candidati della Lista Identità e Territorio. Tutti gli iscritti e i simpatizzanti sono invitati a partecipare.

Domani arriva Teodoro... e ai kompagni già viene uno sturbo

dal sito "Senza soste"
ad opera di "Tovarich" d.o.c. ... da notare la chicca rappresentata da "l'infame (sic) commemorazione di El Alamein".


Domenica arriva Buontempo "Er pecora" in città
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bontempo.gif

Dopo avere ampiamente previsto l'arrivo del Presidente del Consiglio, On Silvio Berlusconi, nella tana del lupo (rosso) avevamo anche ipotizzato tutta una serie di possibili provocazioni dopo che Borghezio non è riuscito a presentarsi in città a causa di una tensione civile cresciuta contro l'esponente leghista.
Ci aspettavamo la calata su Livorno di personaggi provocatori, dal passato scuro e, anche in questa occasione, le nostre previsioni sono si sono dimostrate esatte.
Domenica pomeriggio, nella sala della circoscrizione due, sugli scali Finocchietti si terrà una iniziativa eletorale dei fascisti de La Destra con la presenza di Teodoro Buontempo, meglio noto come "er pecora".
Buontempo verrà a sostenere la lista "Identità e Territorio" cui fanno riferimento a Livorno e in provincia La Destra, Fiamma Tricolore, Partito della Terra e Nuova Destra Sociale.
Er Pecora ha diretto le organizzazioni giovanili missine d’Abruzzo poi si trasferisce a Roma nel 1968 e partecipa alle spedizioni punitive fasciste contro il movimento. Dirigente della Giovane Italia, nel 1970 diventa il primo segretario del Fronte della Gioventù di Roma; dirige fino al 1977 le organizzazioni giovanili missine della capitale. Ha ricoperto numerosi incarichi nazionali nell’ambito del MSI-DN.
Ultimamene ricordiamo l' On. Buontempo nella bagarre che fece il giro di tutti i Tg, dopo che dal banco della presidenza si esibì nel saluto romano in un'Aula del Parlamento della Repubblica.
Nella nostra città i fascisti, quei pochi che ci sono, abbiano vita difficile è cosa nota, come nella migliore tradizione i camerati stanno ben rintanati nelle proprie abitazioni o in qualche caserma tra quelle presenti sul territorio, presentandosi alla luce del solo in pochissime occasioni come l'infame commemorazione di El Alamein o, come accade in questa malata democrazia (se ancora possiamo chiamarla così), durante il periodo elettorale.
Qualcuno di questi concittadini il 28 aprile (3 giorni dopo la ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo) era ad omaggiare la tomba dell'infame Mussolini come ben documentato da questo video

http://ladestralivorno.blogspot.com/2009/04/28-aprile-2009-non-dimenticare-ne.html
presente sul blog de La Destra di Livorno

Infine non possiamo che sottolineare il fatto che l'iniziativa si terrà domenica alle 18 alla circoscrizione 2 del presidente Maurizio Paolini che pensiamo sarà felicissimo di tenere alta la spada della democrazia concedendo gli spazi della propria circoscrizione a uno come "Er pecora".

Per Senza Soste, Ulisse Ognistrada

15 maggio

giovedì 30 aprile 2009

Tutto pronto per le Elezioni Europee.


Abbiamo un'alleanza... potrà non piacere a tutti, ma c'è.
Abbiamo un simbolo... ne abbiamo sognati di più belli... ma intanto questo c'è.
Abbiamo una lista, con nomi NOSTRI... questi:
  • Teodoro Buontempo,
  • Aldo Tracchegiani,
  • Stefano Benedetti,
  • Francesca Cantalamessa,
  • Graziano Cecchini,
  • Maurizio Brugiatelli,
  • Monica Nassisi.
Abbiamo molto da fare, molto da dire, molto da lavorare per ricordare ai nostri connazionali che ci sono validi motivi per sostenere i nostri candidati al Parlamento Europeo:
  • Per difendere l'identità Italiana, messa a repentaglio dalla progressiva "balcanizzazione" del nostro Paese.
  • Per difendere l'identità Europea e le sue radici cristiane, greche, latine, germaniche e celtiche dall'incessante flusso migratorio degli extraeuropei, favorito dal lassismo rassegnato e autolesionista della casta.
  • Per difendere la sovranità nazionale e popolare dal crescente asservimento alla cricca dei banchieri, dei sedicenti "tecnici" e dei burocrati che imperversano ai livelli più alti dell'Unione Europea.
Prima che sia troppo tardi... prima che a forza di "votare utile" al cittadino italiano non rimanga altra scelta che la fuga all'estero o l'acquisto di un fucile... per ora c'è ancora un'alternativa percorribile, che passa per il voto a La Destra.
E ai nostri "camerati" di un tempo che all'unisono coi "compagni" ci accusano di essere inattuali, di "non essere al passo coi tempi", di "non aver capito che il mondo è cambiato"... posso rispondere soltanto che non solo siamo consapevoli di quanto e come il mondo sia cambiato, ma anche di quanto e come sia destinato a cambiare se non vi si pone rimedio. La differenza, la differenza vera tra loro e noi è che noi non ci siamo rassegnati...

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Noterete che non sono più candidato alle Europee... qualcuno penserà che ciò possa essere dovuto alla necessità di lasciare qualche posto in lista ai nostri poderosi alleati... in realtà dovendo optare tra candidarmi a Bruxelles o alla Circoscrizione 4 di Livorno, come avrei potuto esitare?

29 Aprile: non dimenticare né rinnegare (2)...


...Aprile è il più crudele dei mesi
, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera...
(T.S. Eliot - La terra desolata)

29 Aprile 1945,
PRESENTE:

Carlo Borsani,
Medaglia d'Oro al V.M. mutilato di guerra e grande invalido,

assassinato a Milano da partigiani comunisti.
Onore alla sua memoria

29 Aprile 1975,
PRESENTE:

Sergio Ramelli,
studente diciottenne e militante del Fronte della Gioventù,

assassinato a Milano da partigiani comunisti.
Onore alla sua memoria

29 Aprile 1976,
PRESENTE:

Enrico Pedenovi,
avvocato e Consigliere Provinciale di Milano per il M.S.I.

assassinato a Milano da partigiani comunisti.
Onore alla sua memoria






martedì 28 aprile 2009

28 aprile 2009: non dimenticare né rinnegare



Se anche Livorno e Pisa riescono a stare fianco a fianco per più di quindici secondi... qualcosa vorrà pur dire.
O no?
(Immagini girate il 25.04.2009 a Predappio)

martedì 14 aprile 2009

14 Aprile 2004: Fabrizio Quattrocchi... PRESENTE.


Facciamo parte di quel popolo che non dimentica.
Cinque anni fa l’Italia intera – tranne qualche incredibile campione dell’ultrasinistra – piangeva la tragedia di Fabrizio Quattrocchi. “Ti faccio vedere come muore un italiano”, risuonò nei nostri cuori, orgogliosi di un connazionale che non ebbe paura.
Su Facebook abbiamo trovato queste bellissime frasi in sua memoria: ve le riproponiamo.

Due ombre di lato, una buca nella roccia, le mani legate, un bavaglio sul viso, le ginocchia che toccano terra.
Chissà come avresti reagito tu in quella situazione. Chissà chi altri avrebbe trovato la forza e l’orgoglio necessari per non svenire, per rimanere lucido e trovare un senso ad un’esecuzione barbara, fanatica e senza senso.
Prova a chiedertelo. Prova a chiederti se avresti avuto il coraggio di aggrapparti ad un ideale, ad una bandiera, a un amore.
Fabrizio Quattrocchi, il ‘mercenario’ dipinto dai nemici della Patria c’è riuscito. E’ morto da eroe perché è così che muore chi crede sul serio in qualcosa. Chi saluta con la morte l’onore di una Patria perduta. Chi saluta con la morte negli occhi coperti la propria vita, insegnando alla forte e radicale civiltà islamica che anche un italiano può morire con dignità e coraggio
.

Grazie Fabrizio, grazie perchè il tuo gesto, quella frase bellissima ha colmato il vuoto di decenni di stupidaggini ideologiche, di becera politica, di ruberie e oligarchie. La tua morte ci ha ribadito come deve essere un italiano, quali sono i giusti valori da portare nel cuore e con cui lottare fianco a fianco.
Chi ti ha denigrato e sbeffeggiato è la stessa carogna che giustiziava i gloriosi combattenti dell’Onore e della Fedeltà con la ferocia e la viltà di chi voleva svendere la propria terra agli invasori. Oggi come allora bisogna vivere e morire con la Patria nel cuore, con quel sogno immenso che è la conservazione e lo sviluppo infinito di valori eterni che illuminarono i nostri cieli di albe gloriose. Oggi come allora possiamo affacciarci sereni ed orgogliosi dinanzi al nostro plotone d’esecuzione, con la gioia di chi ha compreso la giustezza e lo splendore di un’Idea antica e immortale.
Possiamo sorridere dentro gli occhi dei nostri carnefici con un solo rimpianto, quello di aver fatto troppo poco per la Nostra Terra e salutare la nostra morte con un profondo, dignitoso, irriverente: ‘Viva l’Italia!’

(Francesco Storace)

Per me Fabrizio Quattrocchi è un eroe. Lo è perché quella frase lui l’ha detta mentre era legato e bendato. Neanche poteva sapere che lo stavano filmando: non l’ha detta “ai posteri” o “al pubblico” ma ai suoi carnefici. Che poi fosse un “mercenario” (che peraltro a me stanno simpatici) o meno mi pare del tutto secondario… in ogni caso era uno che “viveva pericolosamente”.

E che ha saputo morire.


Aggiungo che se questa Italia merita ancora che si faccia qualcosa per lei, è solo perché ancora è in grado di partorire dei Quattrocchi.


Fabrizio Quattrocchi… PRESENTE nel mio ricordo.


Giovanni Bacci di Capaci

mercoledì 8 aprile 2009

Turchi in Europa? Per fortuna che Silvio c'è...

Benjamin Constant: Ingresso di Maometto II° a Costantinopoli (1876)

Egregio Presidente del Consiglio,
Non voglio disturbarla più di tanto vista la gravità della situazione in Abruzzo, cui è bene che ella dedichi ogni sua energia. Tuttavia le sua recente presa di posizione a sostegno della tesi espressa da Barack Obama a favore dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea mi sembra quanto meno discutibile. E visto che a breve ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, alle quali mi presento come candidato con La Destra in un goffo tentativo di contribuire a superare la fatidica soglia del 4% da lei imposta, ritengo sia non solo mio diritto ma anche mio dovere spiegarle i motivi del mio dissenso.
Vede, egregio Presidente, a differenza degli Stati Uniti noi Europei abbiamo una Storia che risale a parecchio tempo fa. E ci è difficile dimenticare che quel piedino che l'impero ottomano ha piazzato oltre la soglia dell'Europa si è posato con qualche violenza su una città di nome Costantinopoli. La cui popolazione, dall'Imperatore Costantino XI° Paleologo al più tenero neonato, venne trucidata o ridotta in schiavitù... correva l'anno 1453 e l'America restava ancora da scoprire. La porta della basilica di Santa Sofia venne sventrata a colpi d'ascia e i preti intenti a dir messa sgozzati sull'altare. Un bagno di sangue.
Roba di tanto tempo fa, certo, che per fortuna e grazie al valore dei difensori agli ordini del tedesco Niklas Salm non si ripetè a Vienna nel 1529. Idem nel 1683, qando la capitale austriaca venne salvata dal polacco Jan III° Sobieski col contributo del "franco-austro-italiano" Eugenio di Savoia (che poi nel 1697 a Zenta sventò un nuovo tentativo di avanzata su Vienna)... Senza dimenticare l'apporto dell'albanese Giorgio Castriota Scanderberg (detto "l'atleta di Cristo") e del rumeno Vlad III° di Valacchia (detto anche Vlad Tepes o Vlad Dracùl) che respinsero innumerevoli volte gli esrciti turchi nel XVesimo secolo. Come vede, Signor Presidente, l'Europa non è nata ieri.
Lei invoca l'amicizia con la Turchia in nome di una sua personale amicizia con Erdogan (non è il caso di affrontare il discorso sulle sue discutibili amicizie personali che spaziano da Putin a Bush e da Gheddafi all'eroico stalliere Mangano) ma anche in tempi più recenti i rapporti coi turchi non sono stati dei migliori... dalla guerra di Crimea (remember Lamarmora?) alla guerra italo turca del 1911 (quella che ci valse la Libia, allora possedimento turco, cui grazie a lei ora paghiamo 5 miliardi di dollari di "risarcimento danni") senza scordare la prima guerra mondiale.
Ometto, per questioni di buon gusto la vicenda del massacro di oltre 1 milione di Armeni di religione cristiana ad opera del governo ottomano tra il 1915 e il 1916.
Lei forse penserà che sia "roba vecchia", ma cosa siamo noi se non il nostro passato? Capisco che un tale argomento possa parere futile a un uomo come lei, che in nome del profitto e per mezzo delle sue televisioni commerciali non ha esitato ad avvilire e distruggere il "gusto italiano", fiorito attraverso i secoli grazie alla bellezza della nostra terra, alla lungimiranza dei mecenati e al genio dei nostri artisti ed architetti... e primo motore, non dimentichiamolo, di un "made in Italy" di cui non restano ormai che pietose vestigia.
Ma anche se ci limitiamo a guardare il presente (il futuro sarà comunque diverso da quanto ci aspettiamo...) mi vuol cortesemente spiegare quale interesse ci sia per noi ad accogliere la Turchia tra gli Stati europei? Vede, Signor Presidente, io posso anche digerire che insieme con l'Europa noi ci si debba anche far carico dei problemi legati all'indipendentismo corso, basco o catalano, alle questioni irlandesi o a quelle, a noi più vicine, del Tirolo... ma i Curdi cosa hanno a che fare con l'Europa? E non vi è da dubitare che nel malaugurato caso la tesi Obamiana dovesse prevalere, e in virtù dei noti accordi di Schengen, le nostre città e le nostre campagne si troverebbero ad accogliere, oltre a Rumeni ed Albanesi, Turchi e Curdi... con buona pace della pace. Altro sarebbe se il Parlamento europeo accogliesse la nostra proposta (che intendo sostenere con le unghie e coi denti) di distinguere l'appartenenza alla Comunità (per cui il trattato di Schengen ha valore) da un'area economica dell'Euro, cui non solo la Turchia ma anche il Botswana o la Papuasia potrebbero in tutta tranquillità ipoteticamente aderire.
In definitiva Signor Presidente credo di doverla ringraziare: qualora già non ne avessi, i suoi interventi mi forniscono nuove motivazioni per affrontare l'onere di un impegno elettorale che probabilmente trascende le mie forze, ma non la mia volontà. Per fortuna che Silvio c'è.

Giovanni Bacci di Capaci
candidato al Parlamento Europeo

lunedì 6 aprile 2009

Tragedia in Abruzzo


L'impulso sarebbe di preparare tutto l'occorrente, dalla tenda al fornello agli scarponi e salire in macchina. E invece il Dipartimento della Protezione Civile raccomanda di:

- non mettersi in viaggio verso i luoghi colpiti dal terremoto,

- limitare al massimo l’uso del telefono,

per agevolare tutte le operazioni di soccorso e lasciare libere le linee agli operatori, evitando sovraccarichi di rete.

http://www.protezionecivile.it/cms/view.php?cms_pk=15387&dir_pk=187

Per donazioni di sangue di cui c' è immediato bisogno (soprattutto Gruppo 0 Rh negativo) potete trovare istruzioni su:

http://www.avis.it

http://www.avis.it/toscana

In Provincia di Livorno le sedi AVIS sono:


Avis Zonale Bassa Val di Cecina




Piazza Alessandrini, 13 - Cecina (Li) 57013 Rosignano

Tel 0586/683654 - Fax 0586/683654


Avis Zonale Elba




c/o Comunale Portoferraio - Via delle Galeazze, 3 57037 Portoferraio

Tel 0565/916539 - Fax 0565/945229


Avis Zonale Livorno




c/o Avis Comunale Livorno - Viale Carducci 16 57124 Livorno

Tel 0586/444111 - Fax 0586/422701


Avis Comunale Livorno




Viale Carducci, 16 57124 Livorno

Tel 0586/444111 - Fax 0586/422701


Avis Zonale Val di Cornia




c/o Comunale Piombino - Via della Repubblica, 48 57025 Piombino

Tel 0565/222751 - Fax 0565/222751


Avis Comunale Campiglia Marittima




Via Dell'Unità, 25 - Venturina 57029 Venturina
Tel 0565/852123


Avis Comunale Cecina





Piazza Alessandrini, 13 57023 Cecina

Tel 0586/683654 - Fax 0586/683654


Avis Comunale Marciana Marina




c/o PP.AA. - loc. La Soda 57033 Marciana Marina

Tel 0565/996867 - Fax 0565/996867




Avis Intercomunale Collesalvetti




Via Umberto I, 19 57014 Collesalvetti

Tel 0586/966265 - Fax 0586/966265


Avis Comunale Piombino




Via della Repubblica, 48 57025 Piombino
Tel 0565/222751 - Fax 0565/261787


Avis Comunale Porto Azzurro




Piazza Matteotti, 10 57036 Porto Azzurro

Tel 0565/958094 - Fax 0565/921095


Avis Comunale Portoferraio




Via delle Galeazze, 3 57037 Portoferraio

Tel 0565/916539 - Fax 0565/945229


Avis Comunale Rosignano Marittimo




Via della Repubblica, 88/a 57013 Rosignano Solvay

Tel 0586/792850 - Fax 0586/792850


Avis Comunale San Vincenzo




c/o A.S.L. - Piazza Papa Giovanni XXIII 57027 San Vincenzo

Tel 0565/704008 - Fax 0565/704008


Avis Comunale Suvereto




Piazza Gramsci, 4 57028 Suvereto

Tel 335/6238391

Per effettuare donazioni alla CRI si posso utilizzarei seguenti sistemi:
- Conto Corrente Bancario C/C BANCARIO n° 218020 presso: Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati -Tesoreria - Via San Nicola da Tolentino 67 - Roma intestato a Croce Rossa Italiana Via Toscana, 12 - 00187 Roma.
Coordinate bancarie (codice IBAN) relative sono: IT66 C010 0503 3820 0000 0218020 Causale PRO TERREMOTO ABRUZZO

E’ anche possibile versare un aiuto sul C/C intestato a MEDIAFRIENDS con casuale EMERGENZA TERREMOTO ABRUZZO
IBAN: IT41 D030 6909 4006 1521 5320 387

mercoledì 1 aprile 2009

31.03.2009 Parola d'ordine: "MANDIAMOLI A CASA!"


Da: Il Corriere di Livorno del 01.04.2009:
"IDENTITA' E TERRITORIO: Il candidato sindaco Patrizio Rossi ha presentato ieri il suo programma elettorale

di Antonio Papini

LIVORNO - Patrizio Rossi, si candida a sindaco e presenta alla Circoscrizione 3, davanti ad una cinquantina di persone, il programma della sua lista civica, "Identità e Territorio". Prima di lui prendono la parola l'avvocato Massimo Batini, Nicola Bizzi, Maurizio Poli e l'avvocato Lepori, colui che proverà a trovare le firme per candidarsi a Collesalvetti. Poi la parola viene data all'avvocato Rossi che dopo una breve analisi su Livorno, inizia a tracciare il programma della sua lista. Identità e territorio, dice Rossi sono due semplici parole che però racchiudono tutta una serie di problemi nei quali la città è stata sommersa da cinquant'anni di amministrazione di sinistra. Se il negare l'appoggio a Cosimi o a Lamberti sembrava scontato fin da subito, certamente, non lo era in caso di ballottaggio nei confronti di Taradash. Fughiamo da subito ogni dubbio. Rossi e amici non daranno il loro sostegno a nessuno, non tanto perché hanno qualcosa contro il candidato del centrodestra, quanto perché, casomai, hanno problemi a trovare punti di convergenza con coloro con cui Taradash o "Cannito, altra persona rispettabilissima" si sono alleati. Nessuno viene risparmiato in una Livorno, a suo dire, lobbista. Lo scandalo della Porto 2000 ne è la riprova. Tutti collusi, secondo Rossi, sia a destra che a sinistra (salvo rarissime eccezioni). Come si può, quindi, pensare in un clima come questo, che un'opposizione possa essere forte e soprattutto autonoma, se non è libera e senza legami? Poi illustra il programma della lista civica "Identità e Territorio". Pochi punti ma significativi: sicurezza, ma no alle ronde fatte dai cittadini. Una sicurezza allargata, che va da un maggior controllo della città a quello sugli alimenti che arrivano sulle nostre tavole. Maggior igiene e pulizia nella città, abolizione delle consulenze esterne per gli enti pubblici, priorità a chi ha veramente bisogno, a chi non riesce a sostenere la propria famiglia fino a fine mese, il rilancio del porto, la riapertura del centro alle macchine e un'attenzione particolare ai familiari delle forze armate di stanza a Livorno. Poi la parola viene ceduta a Mario Maggiolo, un non politico, ma un affermato avvocato. Nella sua carriera conta più di 7 mila clienti che ha difeso in processi penali. A suo avviso un background di tutto valore che potrebbe portare alla lista civica anche voti inaspettati di chi, da sempre, ha votato a sinistra."


Mi scuso con le altre testate giornalistiche intervenute, ma il Corriere di Livorno è l'unica dal cui sito mi sia riuscito (per ora) di scaricare un articolo relativo alla presentazione della Lista "Identità e Territorio" cui fanno riferimento a Livorno e in provincia La Destra, Fiamma Tricolore, Partito della Terra e Nuova Destra Sociale.

All'articolo vorrei aggiungere tre considerazioni personali:
1) La presentazione della lista ha richiamato un pubblico numeroso malgrado l'orario sfavorevole, segno che vi è una sentita e diffusa "richiesta di Destra", che la recente "sciolta" (termine che, nel caso specifico, mi pare più appropriato di "scioglimento") di Aenne ha ulteriormente acuito.
2) Tra tale pubblico non mancavano amici di vecchia data. Tuttavia ne mancavano alcuni che hanno preso parte al Congresso de La Destra del novembre scorso e che fino a pochissimo tempo fa intervenivano persino alle riunioni del Direttivo Provinciale. Che queste persone abbiano ritenuto giusto o opportuno "mollare" mi dispiace (ma posso capirlo)... se invece venisse fuori che sono furtivamente emigrati sotto altre bandiere mi dispiacerebbe ancor più. Ma per loro.
3) Non solo il pubblico mi ha gradevolmente sorpreso per l'attenzione e l'interesse con cui ha seguito i vari interventi, ma questi stessi interventi (mi riferisco in particolare a quelli di persone che ancora non avevo mai sentito parlare in pubblico, come il candidato Sindaco di Livorno Patrizio Rossi, il Segretario Provinciale di Fiamma Tricolore Maurizio Poli, il Vicesegretario Nazionale di Nuova Destra Sociale Nicola Bizzi e l'avvocato Mario Maggiolo, candidato al Consiglio comunale di Livorno) sono stati di una linearità e di una limpidità esemplari. Retorica zero, concretezza tanta... ma da cui traspariva una adesione perfetta a quei valori eterni ed irrinunciabili che appartengono ora e sempre al nostro modo di essere "La Destra".
Credetemi: sono felice che esistano persone così ed onorato di poter affrontare questa battaglia al loro fianco.
Giovanni Bacci di Capaci

sabato 14 marzo 2009

Nel "mare magno" del Pidielle si spegne una fiammella... ma qualcosa BRUCIA ANCORA.



E così Alleanza Nazionale si liquefa nel Pidielle... venendo meno a tutti gli impegni presi durante gli anni con i propri sostenitori e militanti, dimentico o addirittura vergognoso delle proprie radici ideali e storiche, ormai convertito all’ideologia dominante liberal-liberista (variamente condita di quel pizzico di democristianeria necessaria per un furtivo ingresso nel Partito Popolare Europeo) il partito di Gianfranco Fini si avvia verso l’ineluttabile assorbimento nel feudo politico Berlusconiano, “restiling” più o meno riuscito di Forza Italia. Il tristissimo spettacolo offerto dai vertici di quello che fu (e avrebbe dovuto restare!) un Movimento teso a rappresentare tutti gli Italiani in nome di una comune identità, derivante da una cultura e una memoria storica accettate e condivise, non può lasciare indifferente chi milita a Destra.

Fa uno strano effetto vedere assegnare ad un rappresentante ‘storico’ dell’ala più nostalgica dell’ex-MSI qual è Marcella Amadio l’incarico di seppellire alla chetichella le ultime tracce di quella Terza Via, alternativa sia al socialismo che al liberal-capitalismo, che rappresentava uno dei punti irrinunciabili della Destra Italiana e di cui la crisi in atto ribadisce l’attualità. Un effetto un po’ triste, che la consapevolezza di essere rimasti quasi soli a rappresentare i Valori e quei Principi della Destra non attutisce affatto. Anzi.

Solo una memoria condivisa, equa nel giudizio sul passato e rispettosa delle convinzioni e degli ideali di ciascuno, potrà ridare forza a quel senso di identità che è alla base di ogni Comunità. Il riscoprirsi “antifascisti” con oltre sessant’anni di distacco dai primi non va in questa direzione, al contrario. Noi crediamo che, in una fase storica e politica che vede l’identità italiana a rischio di cancellazione a causa della triplice aggressione proveniente da un fenomeno migratorio fuori controllo, da un globalismo economico fortemente penalizzante e da una continua sottrazione di sovranità operata dagli burocrati asserviti al sistema bancario europeo, ora come non mai sia necessario difendere identità nazionale e sovranità popolare. Senza di esse non c’è coesione sociale né senso di appartenenza ad una Comunità... in definitiva non c’è neanche uno Stato.

Il fatto di essere meno numerosi ad essere disposti a schierarci in difesa di quest’ultimo baluardo non ci fa piacere, ma se non altro rende palpabile la necessità e l’urgenza di sostenere La Destra.


Massimo Batini--------------------------------- Giovanni Bacci di Capaci


venerdì 13 febbraio 2009

13 febbraio 1945: il Calvario di Dresda

Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio la RAF scaricò su Dresda oltre 2600 tonnellate di bombe, la metà circa delle quali incendiarie. Il 14 furono i B17 statunitensi a completare la distruzione della città con 3900 tonnellate di bombe incendiarie ed esplosive. La "Firenze del Nord", costruita in gran parte in legno, bruciò con tutto ciò che conteneva. Lo spostamento di aria calda verso l'alto, e il conseguente movimento di aria fredda a livello del suolo, crearono un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme. Delle 28.410 case del centro di Dresda, 24.866 furono distrutte. Un'area di 15 chilometri quadrati fu rasa al suolo (includeva 14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31 alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie, e altre costruzioni). Dei 222.000 appartamenti della città, 75.000 furono completamente distrutti, 11.000 gravemente danneggiati, 7.000 danneggiati, 81.000 leggermente danneggiati.

Il numero delle vittime non è mai stato stabilito ufficialmente, anche perché la popolazione di Dresda (642.000 abitanti) si era "arricchita" di circa 200.000 profughi... le congetture vanno dai 30.000 ai 135.000 morti ma i cadaveri ritrovati non superano le 25.000 unità. Si presume che gli altri siano stati consumati dalle fiamme... L'equipaggio di un bombardiere americano tornato nelle ore successive al bombardamento, vide arrivare a 8 mila metri travi di legno e ogni tipo di materiale, sollevato da una forte corrente ascensionale.

L'Adagio in sol minore, noto anche come Adagio di Albinoni, è una celebre composizione musicale scritta nel 1945 da Remo Giazotto sulla base di una serie di frammenti a opera di Tomaso Albinoni. I frammenti furono ritrovati tra le macerie della Libreria di Stato di Dresda, dopo il bombardamento della città.

il video è disponibile anche su youtube http://www.youtube.com/watch?v=0g-xt7ZMEGQ

(suite)

mercoledì 11 febbraio 2009

Lettera aperta ad un compagno...

Caro compagno...
Un post tutto per te... in qualche modo te lo dovevo da sempre.
Lo so che odi i "fasci" e che siccome per te io sono un "fascio", ti tocca pure odiarmi. E tuttavia io non riesco ad odiare te... odio alcune tue caratteristiche e pressoché tutti i tuoi comportamenti. Odio il tuo modo sistematico di leggere il passato e il presente con quelle stesse lenti deformanti che il vecchio Carletto Marx aveva progettato per leggere il futuro. Te non ti odio. Anzi, per certi versi mi stai pure simpatico... certo non quando aggredisci i "nostri" ragazzi, non quando alzi barriere invalicabili di odio e di incomunicabilità, non quando "sali in cattedra" forte delle tue convinzioni e per nulla curioso di verificare se in realtà esse possano essere scalfite. No, mi sei simpatico quando ti infervori per il proletariato, per i salari dei lavoratori, per i meno abbienti... voli basso, ma voli.
Ci credi. A miei occhi è un ideale di merda, ma hai pur sempre un ideale. E questo già ti fa onore, visto il mondo che ci circonda.
E non hai nemmeno colpa se il tuo sguardo, fisso verso il basso alla "struttura economica" della tua realtà non riesce ad inquadrare le mie ragioni e il mio ideale che si perde nelle nebbie di ciò che tu chiami "sovrastrutture"... cultura, bellezza, religione, arte: tutto ciò che di più alto vi è nell'uomo.
Ma tu ti aspetti che io ti spieghi perché do' del fascismo una valutazione positiva e ti vedo diffidente perché non credi possibile che un essere apparentemente raziocinante e dall'aspetto umanoide possa addurre delle ragioni per giustificare una simile mostruosità.

E allora ti spiego: vedi, come prima cosa devo fissare alcuni postulati... che ovviamente sono contestabili, ma che mi occorrono per il successivo ragionamento.

1) Circa il "progresso" del mondo sono abbastanza scettico, però credo nel progresso individuale... credo che un individuo possa migliorare se stesso incessantemente. Ovviamente tale possibilità può essere ostacolata o favorita da molteplici fattori, alcuni propri all'individuo stesso e altri "esterni", ambientali se vuoi. Uno di questi ultimi è lo Stato che tra i suoi compiti ha anche quello di favorire questo processo individuale in ogni cittadino. È da ciò che principalmente derivo una valutazione positiva o negativa di uno Stato. Ora non interrompermi subito protestando che lo Stato fascista è quanto di peggio esista per un progresso della persona. Ne parliamo dopo.

2) Quando le "masse", oppresse, sfruttate e risentite fanno irruzione nella Storia e si impadroniscono del palcoscenico politico, lo fanno solitamente con terrificante violenza. Le grandi Rivoluzioni purtroppo si accompagnano in genere a spaventosi massacri.

Partiamo da questo secondo punto. La mia tesi è che il fascismo stemperò il fenomeno, contrastando brutalmente le prime violenze e ricondusse le "masse" italiane in un alveo in cui la "rivoluzione proletaria", trasformandosi in "rivoluzione fascista", perse gran parte della sua carica distruttiva e nondimeno portò a grandi riforme sociali (basta pensare alla Carta del Lavoro e alle numerose istituzioni a favore della maternità, dell'infanzia, della sicurezza sul lavoro) e ad effettivi miglioramenti delle condizioni di vita. Mi dirai che ciò venne pagato con la perdita delle libertà individuali, il che è vero... tuttavia sarebbe abbastanza risibile affermare che tali libertà fossero effettive nella società prefascista se non limitatamente ad alcuni strati della società. Peraltro anche la nascita dell'Unione Sovietica si accompagnò alla perdita delle libertà individuali, e in maniera ben più drastica che in Italia. Evidentemente nel contesto storico del tempo la libertà individuale non veniva dai più tenuta nella stessa considerazione di oggi.
L'uso della violenza e la repressione dell'opposizione caratterizzarono sì il fascismo, ma non solo il fascismo. Che peraltro, una volta conquistato il potere, consentì la circolazione al suo stesso interno anche a forme di dissenso più o meno larvato. Noterai che nulla del genere si riscontra nella Germania hitleriana, nell'Unione Sovietica o nella Cina di Mao Zedong. Quanto alla repressione e alla violenza siamo ben lontani dai numeri della Rivoluzione francese (circa 1 milione di morti guerre napoleoniche escluse) o dal numero ancora imprecisato ma elevatissimo delle vittime della Rivoluzione russa e cinese. Anche le condanne alla pena capitale, dopo il ripristino della pena di morte, furono relativamente poco numerose (circa 160, se non sbaglio e per lo più comminate per delitti comuni) tanto più che ne vennero eseguite circa un terzo.
Mi farai a questo punto osservare che il fascismo esportò violenza e sopraffazione all'estero, con guerre di conquista e repressione delle rivolte coloniali (nota che ciò avviene storicamente in concomitanza con ogni rivoluzione), e non posso negarlo... ma ancora una volta se si "contestualizza" il fenomeno riferendolo alle politiche coloniali allora in auge anche presso Stati democratici (Gran Bretagna, Francia, Belgio...), non si può non osservare che l'Italia fascista, a differenza dei democratici modelli, avviò politiche non di sfruttamento ma di sviluppo dei territori annessi, dotandoli di scuole, ospedali, canali, dighe, strade e infrastrutture portuali.
Dal punto di vista economico, a voi compagni tanto caro, ricorderò che il fascismo riuscì in modo egregio a scongiurare gli effetti del crollo dei mercati del 1929... peraltro già nel 1924 il Bilancio dello Stato era stato portato in pareggio... cose che a dirle adesso sembrano appartenere alla sfera del fantastico.
Non affronto in questa sede la questione (che reputo una autentica aberrazione) della discriminazione razziale perché l'ho già fatto nel post del 27 gennaio. Se vuoi, vai pure a dare un'occhiata... sei mio ospite.
L'altro aspetto negativo del fascismo è quello della guerra. Se guerra si fa si deve cercare di vincerla e si deve anche mettersi in condizioni di farlo. L'Italia non era pronta e il Duce non poteva ignorarlo: circondato da cortigiani e yes-men (il tallone d'Achille di ogni regime autoritario), si illuse circa la durata e l'estensione del conflitto e decise di bluffare. Andò male sia a lui che a noi, e gran parte delle opere positive del fascismo scomparve tra le macerie.
Ma le vittime più illustri furono l'orgoglio nazionale, il senso di comunità e la fiducia nello Stato... cioè proprio quanto di meglio il fascismo veicolava.
Guarda, quasi quasi dovrei essere io, non te, a condannare irrimediabilmente il fascismo, in quanto il suo fallimento ha compromesso proprio quei valori che orgogliosamente rivendico. E invece lo assolvo, perché il suo tentativo di "fare gli Italiani" fu sì grezzo e ruvido come l'orbace, ma anche sincero e profondamente autarchico.
E perché in quel periodo che va dal 1922 fino al 1938 gli Italiani (credo... io non c'ero) si sentirono insieme individui e parte di una comunità, guardarono al futuro con fiducia e relativa sicurezza... insomma, per tornare al mio primo postulato, il fascismo svolse attraverso lo Stato il suo compito in maniera più che dignitosa.
Ti vedo già scuotere la testa e abbassare lo sguardo verso le tue certezze terra a terra. Non c'è problema, compagno... soprattutto non c'è fretta. Quando capirai che distruggendo le "sovrastrutture", cancellando le differenze, abattendo ogni barriera altro non avrai fatto che spalancare le porte ad un meraviglioso mondo fatto non di fratelli ed "amici del genere umano", ma di produttori e di consumatori, allora ti renderai conto che
forse non ho detto solo cazzate. Nel frattempo stammi bene, e se proprio devi versare il tuo obolo alla tua fede, scegli almeno i sacerdoti che ancora ci credono.

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Se ti interessa un elenco sintetico delle Opere che vennero realizzate durante il "bieco Ventennio" ti consiglio il seguente link... è un file pdf e il mio vecchio catorcio ci mette un po' a scaricarlo, però ti garantisco che ne vale la pena...