venerdì 13 febbraio 2009

13 febbraio 1945: il Calvario di Dresda

Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio la RAF scaricò su Dresda oltre 2600 tonnellate di bombe, la metà circa delle quali incendiarie. Il 14 furono i B17 statunitensi a completare la distruzione della città con 3900 tonnellate di bombe incendiarie ed esplosive. La "Firenze del Nord", costruita in gran parte in legno, bruciò con tutto ciò che conteneva. Lo spostamento di aria calda verso l'alto, e il conseguente movimento di aria fredda a livello del suolo, crearono un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme. Delle 28.410 case del centro di Dresda, 24.866 furono distrutte. Un'area di 15 chilometri quadrati fu rasa al suolo (includeva 14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31 alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie, e altre costruzioni). Dei 222.000 appartamenti della città, 75.000 furono completamente distrutti, 11.000 gravemente danneggiati, 7.000 danneggiati, 81.000 leggermente danneggiati.

Il numero delle vittime non è mai stato stabilito ufficialmente, anche perché la popolazione di Dresda (642.000 abitanti) si era "arricchita" di circa 200.000 profughi... le congetture vanno dai 30.000 ai 135.000 morti ma i cadaveri ritrovati non superano le 25.000 unità. Si presume che gli altri siano stati consumati dalle fiamme... L'equipaggio di un bombardiere americano tornato nelle ore successive al bombardamento, vide arrivare a 8 mila metri travi di legno e ogni tipo di materiale, sollevato da una forte corrente ascensionale.

L'Adagio in sol minore, noto anche come Adagio di Albinoni, è una celebre composizione musicale scritta nel 1945 da Remo Giazotto sulla base di una serie di frammenti a opera di Tomaso Albinoni. I frammenti furono ritrovati tra le macerie della Libreria di Stato di Dresda, dopo il bombardamento della città.

il video è disponibile anche su youtube http://www.youtube.com/watch?v=0g-xt7ZMEGQ

(suite)

mercoledì 11 febbraio 2009

Lettera aperta ad un compagno...

Caro compagno...
Un post tutto per te... in qualche modo te lo dovevo da sempre.
Lo so che odi i "fasci" e che siccome per te io sono un "fascio", ti tocca pure odiarmi. E tuttavia io non riesco ad odiare te... odio alcune tue caratteristiche e pressoché tutti i tuoi comportamenti. Odio il tuo modo sistematico di leggere il passato e il presente con quelle stesse lenti deformanti che il vecchio Carletto Marx aveva progettato per leggere il futuro. Te non ti odio. Anzi, per certi versi mi stai pure simpatico... certo non quando aggredisci i "nostri" ragazzi, non quando alzi barriere invalicabili di odio e di incomunicabilità, non quando "sali in cattedra" forte delle tue convinzioni e per nulla curioso di verificare se in realtà esse possano essere scalfite. No, mi sei simpatico quando ti infervori per il proletariato, per i salari dei lavoratori, per i meno abbienti... voli basso, ma voli.
Ci credi. A miei occhi è un ideale di merda, ma hai pur sempre un ideale. E questo già ti fa onore, visto il mondo che ci circonda.
E non hai nemmeno colpa se il tuo sguardo, fisso verso il basso alla "struttura economica" della tua realtà non riesce ad inquadrare le mie ragioni e il mio ideale che si perde nelle nebbie di ciò che tu chiami "sovrastrutture"... cultura, bellezza, religione, arte: tutto ciò che di più alto vi è nell'uomo.
Ma tu ti aspetti che io ti spieghi perché do' del fascismo una valutazione positiva e ti vedo diffidente perché non credi possibile che un essere apparentemente raziocinante e dall'aspetto umanoide possa addurre delle ragioni per giustificare una simile mostruosità.

E allora ti spiego: vedi, come prima cosa devo fissare alcuni postulati... che ovviamente sono contestabili, ma che mi occorrono per il successivo ragionamento.

1) Circa il "progresso" del mondo sono abbastanza scettico, però credo nel progresso individuale... credo che un individuo possa migliorare se stesso incessantemente. Ovviamente tale possibilità può essere ostacolata o favorita da molteplici fattori, alcuni propri all'individuo stesso e altri "esterni", ambientali se vuoi. Uno di questi ultimi è lo Stato che tra i suoi compiti ha anche quello di favorire questo processo individuale in ogni cittadino. È da ciò che principalmente derivo una valutazione positiva o negativa di uno Stato. Ora non interrompermi subito protestando che lo Stato fascista è quanto di peggio esista per un progresso della persona. Ne parliamo dopo.

2) Quando le "masse", oppresse, sfruttate e risentite fanno irruzione nella Storia e si impadroniscono del palcoscenico politico, lo fanno solitamente con terrificante violenza. Le grandi Rivoluzioni purtroppo si accompagnano in genere a spaventosi massacri.

Partiamo da questo secondo punto. La mia tesi è che il fascismo stemperò il fenomeno, contrastando brutalmente le prime violenze e ricondusse le "masse" italiane in un alveo in cui la "rivoluzione proletaria", trasformandosi in "rivoluzione fascista", perse gran parte della sua carica distruttiva e nondimeno portò a grandi riforme sociali (basta pensare alla Carta del Lavoro e alle numerose istituzioni a favore della maternità, dell'infanzia, della sicurezza sul lavoro) e ad effettivi miglioramenti delle condizioni di vita. Mi dirai che ciò venne pagato con la perdita delle libertà individuali, il che è vero... tuttavia sarebbe abbastanza risibile affermare che tali libertà fossero effettive nella società prefascista se non limitatamente ad alcuni strati della società. Peraltro anche la nascita dell'Unione Sovietica si accompagnò alla perdita delle libertà individuali, e in maniera ben più drastica che in Italia. Evidentemente nel contesto storico del tempo la libertà individuale non veniva dai più tenuta nella stessa considerazione di oggi.
L'uso della violenza e la repressione dell'opposizione caratterizzarono sì il fascismo, ma non solo il fascismo. Che peraltro, una volta conquistato il potere, consentì la circolazione al suo stesso interno anche a forme di dissenso più o meno larvato. Noterai che nulla del genere si riscontra nella Germania hitleriana, nell'Unione Sovietica o nella Cina di Mao Zedong. Quanto alla repressione e alla violenza siamo ben lontani dai numeri della Rivoluzione francese (circa 1 milione di morti guerre napoleoniche escluse) o dal numero ancora imprecisato ma elevatissimo delle vittime della Rivoluzione russa e cinese. Anche le condanne alla pena capitale, dopo il ripristino della pena di morte, furono relativamente poco numerose (circa 160, se non sbaglio e per lo più comminate per delitti comuni) tanto più che ne vennero eseguite circa un terzo.
Mi farai a questo punto osservare che il fascismo esportò violenza e sopraffazione all'estero, con guerre di conquista e repressione delle rivolte coloniali (nota che ciò avviene storicamente in concomitanza con ogni rivoluzione), e non posso negarlo... ma ancora una volta se si "contestualizza" il fenomeno riferendolo alle politiche coloniali allora in auge anche presso Stati democratici (Gran Bretagna, Francia, Belgio...), non si può non osservare che l'Italia fascista, a differenza dei democratici modelli, avviò politiche non di sfruttamento ma di sviluppo dei territori annessi, dotandoli di scuole, ospedali, canali, dighe, strade e infrastrutture portuali.
Dal punto di vista economico, a voi compagni tanto caro, ricorderò che il fascismo riuscì in modo egregio a scongiurare gli effetti del crollo dei mercati del 1929... peraltro già nel 1924 il Bilancio dello Stato era stato portato in pareggio... cose che a dirle adesso sembrano appartenere alla sfera del fantastico.
Non affronto in questa sede la questione (che reputo una autentica aberrazione) della discriminazione razziale perché l'ho già fatto nel post del 27 gennaio. Se vuoi, vai pure a dare un'occhiata... sei mio ospite.
L'altro aspetto negativo del fascismo è quello della guerra. Se guerra si fa si deve cercare di vincerla e si deve anche mettersi in condizioni di farlo. L'Italia non era pronta e il Duce non poteva ignorarlo: circondato da cortigiani e yes-men (il tallone d'Achille di ogni regime autoritario), si illuse circa la durata e l'estensione del conflitto e decise di bluffare. Andò male sia a lui che a noi, e gran parte delle opere positive del fascismo scomparve tra le macerie.
Ma le vittime più illustri furono l'orgoglio nazionale, il senso di comunità e la fiducia nello Stato... cioè proprio quanto di meglio il fascismo veicolava.
Guarda, quasi quasi dovrei essere io, non te, a condannare irrimediabilmente il fascismo, in quanto il suo fallimento ha compromesso proprio quei valori che orgogliosamente rivendico. E invece lo assolvo, perché il suo tentativo di "fare gli Italiani" fu sì grezzo e ruvido come l'orbace, ma anche sincero e profondamente autarchico.
E perché in quel periodo che va dal 1922 fino al 1938 gli Italiani (credo... io non c'ero) si sentirono insieme individui e parte di una comunità, guardarono al futuro con fiducia e relativa sicurezza... insomma, per tornare al mio primo postulato, il fascismo svolse attraverso lo Stato il suo compito in maniera più che dignitosa.
Ti vedo già scuotere la testa e abbassare lo sguardo verso le tue certezze terra a terra. Non c'è problema, compagno... soprattutto non c'è fretta. Quando capirai che distruggendo le "sovrastrutture", cancellando le differenze, abattendo ogni barriera altro non avrai fatto che spalancare le porte ad un meraviglioso mondo fatto non di fratelli ed "amici del genere umano", ma di produttori e di consumatori, allora ti renderai conto che
forse non ho detto solo cazzate. Nel frattempo stammi bene, e se proprio devi versare il tuo obolo alla tua fede, scegli almeno i sacerdoti che ancora ci credono.

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Se ti interessa un elenco sintetico delle Opere che vennero realizzate durante il "bieco Ventennio" ti consiglio il seguente link... è un file pdf e il mio vecchio catorcio ci mette un po' a scaricarlo, però ti garantisco che ne vale la pena...

Ritorno

ORA O MAI PIU’.
Per far sì che la bandiera di una vera DESTRA continui a garrire nella nostra povera Italia è necessario stringere i denti, sacrificarci, sacrificare le nostre ambizioni personali e unicamente credere, obbedire e combattere. Ora più che mai.
Una canzone degli Amici Del Vento diceva :
“… adesso che che il tuo mondo l’han bruciato gli imboscati, tu ricordi ancora giorni che non saran dimenticati”
Quel mondo, il nostro mondo, c’è la concreta probabilità che dopo di noi scompaia definitivamente… come allora, se guardiamo in giro incontriamo solo ”sguardi ostili intorno”, dal PD al PDL ormai attorno a noi ci son solo personaggi di infimo ordine, mestieranti della politica che gesticono il potere unicamente per le loro tasche, i loro portafogli, il loro tornaconto o quello della lobby che li sostiene. Allora, ora più che mai, è inderogabilmente necessario stringerci intorno alla Fiamma Tricolore che ci arde nel cuore, è doverosamente certo che ”salutati i vecchi amici che han vistola battaglia” è con essi, al di là delle differenze d’incarico o di metodologia politica che con coraggio, audacia e fermezza dobbiamo combattere. Uniti contro il comune nemico.
” Per difendere un’idea, un onore calpestato” dobbiamo trincerarci in quella che per noi potrebbe essere una nuova ridotta della Valtellina, (anzi, visto cosa ci stanno preparando i nostri governanti direi che tale sorte appare sempre più probabile) e dobbiamo sopravvivere, non per NOI, ma per le Nostre Idee, per tutto ciò che di bello e caro ci è rimasto in questa Nostra Italia, dai nostri valori familiari, al Nostro fermo ed ineluttabile credere in uno Stato Sociale. Non dobbiamo consentire, per mere beghe partitiche, per fraintendimenti voluti, per puerili antipatie nei confronti di taluno o di talaltro, che questi ominicchi e ruffiani che ci governano, possano permettersi il lusso di fare ciò che non è riuscito a tutte le più grandi nazioni del mondo coalizzate: seppellire le Nostre Idee.
Se è vero che ci sono state idee talmente audaci e grandi da muovere il mondo, per esse dobbiamo guardarci negli occhi e incrollabilmente tirare innanzi lottando contro tutto ciò che è A NOI antagonista. Senza facili e vigliacchi buonismi, con quel coraggio che portò tanti nostri ragazzi ad immolare le loro vite.
UNITI possiamo farcela, svincoli e sparpagliati MAI.

Massimo Batini
Segretario Provinciale


lunedì 9 febbraio 2009

Tra il serio e il fa(s)ceto...


A Livorno abbiamo aperto le iscrizioni per un nuovo circolo che seppur eretico, fa sempre parte de " La Destra".

Requisito fondamentale è l'estremismo, anzi di più, il fondamentalismo, naturalmente con una certa cautela, in questo momento così politicamente corretto. Estremisti di ogni opposizione, tenacemente attaccati ai vostri valori ed ai vostri ideali, siete tutti invitati ad intervenire.

Per essere accettati si richiede un unico requisito: occorre aver avuto, in tutta la vita, magari una volta un cinque in pagella (cosa non difficile ai miei tempi, può rendere l’accesso più laborioso alle nuove generazioni); è poi necessario superare un piccolo test preliminare ma la cosa non presenta alcuna difficoltà... se per ogni domanda scegliete la risposta più esagerata, se le cose che non vanno vi fanno profondamente incazz...( rectius) incavolare, se pensate che per ogni piccolo problema ci sia sempre un malessere più profondo, se soprattutto vi siete rotti le scatole ad essere sempre presi in giro e lo volete urlare, allora al 100% siete dei Nostri.

Vi ripugna colui che dice sempre che "nel mezzo sta la virtù", vi causano nausea i sorrisini ingannevoli e le mezze misure accomodanti ? Potete allora aspirare a grossi incarichi.

Cinquant'anni fa non era il caso di dirlo troppo, con l'aria che correva ; trent'anni fa non ve lo facevano dire, bollandovi di topi di fogna, con il concreto rischio di una derattizzazione preventiva. Ma ora, che prevalgono gli imbecilli e le "donne facili", ora che nel cassonetto ci stanno tutti, contenti e felici, è la vostra ora e c'è pure la possibilità di vincere una bella medaglia al "Valore".

Tutti adesso sono buonisti, sono bravi e buoni e vi chiedono, per il ben della pace di staccare la spina, dato che ormai loro non hanno più energia, se non quella che ricevono per osmosi dai loro capi ( naturalmente artificiale e, non guasta mai, comprata all'ingrosso).

Ma noi no. La spina l'abbiamo ben attaccata e non la stacchiamo, non distogliamo lo sguardo e non ci turiamo naso ed orecchie. Noi cerchiamo la coerenza, non cambiamo le nostre idee come adesso usa fare, assieme alle mutandine (o ai boxer).

"Dare un senso alla vita può condurre alla follia, ma una vita senza senso è l'inquietudine del vano desiderio. E' una barca che anela al mare eppur lo teme", si leggeva in una poesia di Edgar Lee Masters.

Non vergogniamoci più delle nostre idee, dei colori delle nostre camicie (ma nera è meglio... e poi snellisce), emergiamo dalla nostra forzata clandestinità, riprendiamoci la nostra dignità di Cittadini, anzi ancor meglio, di UOMINI. Lasciamo ai moderati ed ai falsi, ai profeti del Mulino Bianco le tette pompate e gli orrori del "Grande Fratello", le "uscite all'esterno" dei "tronisti" e, in generale, programmi televisivi e spot pubblicitari. Noi, indifferentemente, prendiamo fasci littori e falci, martelli e labari, insegne e motti.........quanto meno facciamo vedere, tutti assieme, che esistiamo, nonostante le loro leggi truffa ed i loro meschini affari. Noi non vogliamo essere sindaci in nessun posto ove passino future autostrade e non vogliamo incarichi nè di Port Authority, nè in Consigli di amministrazione. Non vogliamo nè andare in consiglio provinciale nè in quello regionale, né, ove "trombati", “accontentarci” di ben remunerati consigli di amministrazione. No.

NOI VOGLIAMO SEMPLICEMENTE RIPRENDERCI LA NOSTRA DIGNITA' DI UOMINI CHE CREDONO.


Massimo Batini

PRESENTE: 9 febbraio 1983 dopo 7 giorni di agonia muore Paolo Di Nella


Sono romano, aderente al Fronte della Gioventù. La notte del 2 febbraio 1983 affiggevo con Daniela alcuni manifesti che incitavano alla protesta per l'esproprio di Villa Chigi. Arrivato nello spartitraffico di Piazza Gondar, ho fatto un solo errore: ho dato le spalle a due ragazzi che alle 24.45 aspettavano l'autobus… Ma l'autobus a quell'ora mica passava… Il rumore di passi veloci alle mie spalle, una corsa forse… Un gran dolore alla testa, tanto calore, lo stordimento forte, pesante, insistente… Come un grande coccio di vetro piantato sul capo. Cammino verso l'auto dove Daniela a bocca aperta aveva visto tutto, parliamo un po’. «C'è da pulire la ferita», fa lei scossa. Il sangue defluisce, cerco di fare quello che posso alla fontanella. Poi la decisione di tornare a casa. La ferita fa male, mi lamento, mamma e papà sentono.

Lì, scivolo via dalla vita. Sguscio in un riposo innaturale, mentre mamma chiama l'ambulanza e piange. Papà mi chiama, cerca di riportami da lui, mi prende la mano, la scuote. Ma è troppo tardi, sono già lontano. Lo chiamano 'coma'. Io sono finito nel 'coma', così dicono i dottori ai miei genitori, che dicono anche che l'indomani mattina mi operano. Sono nudo nella sala operatoria e m'hanno rasato i capelli: ho due ematomi e un tratto di cranio fratturato. Chi è stato? La domanda viene fatta a Daniela che è l'unica ad aver visto tutto quello che mi è successo. Il dottor Marchionne, che è il dirigente della Digos romana che si occupa del caso, del mio caso, però sembra più interessato a che facevamo noi nel Fronte della Gioventù: vuole i nomi di chi c'era dentro, vuol sapere che ci dicevamo, quali erano i rapporti fra i noi e i dirigenti… Lei risponde a tutto, poi d'un tratto Marchionne esclama: «Faida interna!». Che vuol dire? Che a colpirmi è stato qualcuno che si sedeva accanto a me alle riunioni del Fronte? Ma che dice? Perché? È impossibile.

Il Presidente della Repubblica viene a trovarmi all'ospedale, mi sfiora la mano. Lo fa come un padre, dicono che abbia un caratteraccio, non c'ho mai creduto. Poi dopo 7 giorni di 'coma' io muoio. A Dio, gli ci son voluti 7 giorni per creare il mondo. A me 7 per lasciarlo. I miei amici mi stanno vicino, fanno striscioni con il mio nome. Qualcuno li strappa, qualcuno scrive 'sono stato io' sui muri. Ci sono perquisizioni nelle case dei Collettivi Autonomi di Valmelaina e dell'Africano. Un nome torna sempre: Corrado Quarra. Daniela dice che è lui, l'ha riconosciuto. Ha aggredito anche altri ragazzi con la spranga. Daniela poi dà la descrizione dell'altro ragazzo. Qualcuno dice che l'identikit descrive Luca Baldassarre. Daniela in un confronto all'americana indica un ragazzo che pensa sia Baldassarre. Marchionne ride: «Vedi, il giovane da te riconosciuto non è Baldassarre, ma un amico scelto appositamente per la grande somiglianza». Il giudice istruttore Calabria, che pure si occupava dell'indagine si fa beffe di Daniela: «Se hai sbagliato il secondo riconoscimento puoi anche aver sbagliato il primo». Quarra viene scarcerato, lo si proscioglie dalle accuse, poco prima di Capodanno, così ha il tempo di festeggiarlo con la sua famiglia. Io, invece, qui mi sento solo. M'hanno rubato i Capodanni, m'hanno rubato la mia mamma e il mio papà… Il mio nome? Io mi chiamo Paolo Di Nella e sono morto in silenzio, nella pace del sonno, e con il cranio fracassato.
(Fabio Secchi Frau - dal sito Carpe-diem.it)

lunedì 2 febbraio 2009

Una bella iniziativa dei "cugini" Pisani


Il 10 Febbraio è stato indicato dal Parlamento Italiano come giornata del ricordo.

Ricordo del sacrificio e del martirio di migliaia di Italiani e Italiane, laici e religiosi, immolati sull’altare dell’odio comunista e della pulizia etnica.

La Destra e Gioventù Italiana intendono commemorare e ricordare tutte le vittime delle foibe il giorno sabato 7 Febbraio in Castelfranco di Sotto

alle ore 17.00 con la recita del SS. Rosario nella Chiesa dei Caduti

alle ore 18.00 con una conferenza c/o sala ex campo sportivo di via Solferino sul tema “IL DRAMMA DELLE FOIBE” tenuta da Maurizio Rossi delle Edizioni A.R.

Certi del comune sentire di fronte alla tragedia delle foibe ci auguriamo di poterla commemorare e ricordare insieme.

Che il destino ci trovi sempre forti e degni (Léon Degrelle)

Stamani mi son svegliato, sono sceso dal letto ponendo i piedi per terra in maniera perfetta, lavato, vestito e, quindi, uscito da casa mi son recato al lavoro. Mentre guidavo ho veduto immondizia gettata ai lati della strada, automobilisti che, noncuranti di segnali stradali e auto in sosta, sorpassavano sbattendosene dei possibili pericoli creati agli altri. Arrivato nelle vicinanze del Tribunale, ho notato due vigili urbani (uomo e donna) che scherzosamente intrattenevano amichevole conversazione mentre un'auto passava loro vicino su un marciapiede, quasi investendo un'anziana signora. Arrivato e parcheggiata l'auto, mentre camminavo, mi son venute in mente alcune parole di Leon Degrelle e, arrivato in ufficio, nella mia libreria ho cercato il libro che le contiene e sono parole e pensieri tanto belli quanto attuali, oggi più che mai.
Te le propongo, invitandoti a pubblicarLe sul nostro BLOG, sperando che qualche utente le legga e......MEDITI.

"....../ma se dubito della mia carne, delle mie ossa, di quel che ha formato un tempo il mio agire politico, se io dubito della realtà del mio passato e della parte che ho potuto avere in alcuni anni di edificazione della storia degli uomini, che cosa posso ancora credere riguardo agli ideali che nascevano in me, che io progettavo, riguardo al valore delle mie convinzioni di allora, dei sentimenti, di quel che io pensavo dell'umanità, di quel che io sognavo di fare per essa? .....noi siamo il bene e siamo il male, siamo l'abiezione ed il sogno : siamo le due cose insieme, avviluppate in reti inestricabili. Ma il fatto atroce del destino non risiede in questo. Il fatto atroce consiste nel rompere quelle stesse reti per gettare a mare la propria anima; l'atroce risulta dal doversi dire che l'essenziale della nostra vita fu oggetto di caricatura, venne alterato da mille impurità e da mille rinnegamenti..........Il mondo in cui viviamo è diventato, veramente, per larga parte, un mondo di amorali.....Coloro che si ostinano ancora ad immaginare ancora una umanità che elevate virtù potrebbero abbellire, sono veramente esseri anacronistici, non evoluti, attaccati a vecchie fissazioni, che vivono fuori degli uomini, fuori dal loro tempo, fuori dalla moda, fuori dal reale??... Avevo sognato un secolo di cavalieri, forti e nobili, dominatori di sè prima che dominatori degli altri. DURO E PURO dicevano le mie insegne. Mi ritrovo stordito col mio carico di sogni tramontati. Ma in e con orgoglio, dico, tanto peggio!!! Questi sogni io li ho avuti veramente. Questi slanci io sì, li ho provati...... Mi ricordo tre parole che un giorno avevo decifrato su una tomba di marmo nero a Damme, in Fiandra, dentro una chiesa della mia patria perduta : " ETSI MORTUUS URIT " " Seppur morto Egli arde...."..... ardere ancora un momento, riscaldfare ancora un istante le anime possedute dalla passione di donarsi e credere.....ma oggi da mille fessure disseccate le fonti spirituali hanno cessato di sgorgare. La terra non riversa più questo dono che la rigonfiava. Essa trattiene la propria felicità. La soffoca...........la civiltà non sprofonda per mancanza di supporto materiale. L'universo non è mai stato così ricco, colmo di tanto benessere, grazie a una industrializzazione di tale efficacia produttiva. E' il cuore dell'uomo, solo quello, a versare in stato fallimentare. La civiltà ha voluto essere soltanto quella degli appetiti, Il suo orgoglio l'ha perduta. Ha creduto alla vittoria della materia finalmente affrancata dal proprio spirito......per quest' oro falso, questo fango, questo veleno, l'uomo e la donna hanno abbandonato e profanato, con le loro ambizioni ed i loro corpi devastati, la gioia interiore, la gioia autentica, il grande sole della gioia autentica nello Spirito. Il Mondo sprofonderà, perchè sta andando contro le leggi del cuore e, diciamola questa parola così grande, contro le leggi di Dio. Il male del secolo non risiede nel corpo. Il corpo è malato perchè è malata l'anima. E' questa che occorrerà guarire e nuovamente vivificare. In ciò consiste la vera, grande rivoluzione da fare. Rivoluzione di coscienze e spirito....".

Non si tratta delle Profezie di Celestino, ma di " Militia" di Leon Degrelle, nato nel 1906 nelle Ardenne Belghe, nel 1935 divenuto capo del movimento nazional-popolare " REX". Partito volontario nel 1941 per il Fronte Orientale, nel 1945 diviene comandante della 28^ Freiwillige Panzergrenadier Division " Wallonie". Muore nel 1994 esule in Spagna.
Parlandogli Adolf Hitler, prima di decorarlo con la Croce di Ferro con Foglie di Quercia, disse : "Se avessi un figlio, vorrei fosse come Voi!".
Ottenebrati dal fiume fango in cui continuamente nuotiamo, sovente perdiamo la via. Ma essa esiste, dobbiamo avere la forza per pulirci gli occhi e seguire le luci lasciate accese dai cavalieri " duri e puri" che ci hanno preceduto, perchè " ETSI MORTUUS URIT".

Massimo Batini