mercoledì 24 settembre 2008

COME SI VENDE BENE LA DIGNITA' NAZIONALE


L’ANTEFATTO:

da Liberoblog del 17 aprile 2007 - 14:30

Attenti a quei due...

Chi l'avrebbe mai detto che due "opposti" come Berlusconi e Colaninnno potessero collaborare in una cordata bipartisan e nazionale per Telecom

Silvio Berlusconi e Roberto Colaninno entrano nella partita Telecom. Questi due protagonisti della politica e dell´imprenditoria sono interessati a partecipare come azionisti e a contribuire alle scelte strategiche dell´ex monopolista se, naturalmente, ci sarà la possibilità di dare una soluzione italiana all´attuale fase di incertezza. Ma se l´interesse teorico di Berlusconi e di Colaninno per un´impresa del valore di Telecom può essere comprensibile, quasi scontato, la vera novità è che i due condividono l´iniziativa, uno accanto all´altro, in uno spirito di collaborazione che potrebbe preludere ad altri progetti. I due hanno parlato con Mediobanca che tira le fila di questo progetto, si sarebbero confrontati direttamente e fonti vicine giurano sul loro accordo: avrebbero addirittura scherzato sui posti da occupare e su cosa fare de «La7».
L´ex premier ha discusso del progetto con i suoi fedelissimi Gianni Letta e Fedele Confalonieri. La decisione è stata presa: se è possibile, l´operazione Telecom si farà. Vedere Berlusconi, proprietario di Mediaset, guida di Forza Italia e incontrastato campione del conflitto di interessi, in tandem con Colaninno, leader della Piaggio, già azionista e presidente di Telecom prima della stagione di Marco Tronchetti Provera, suscita non solo considerazioni sul futuro assetto dell´ex monopolista, ma molte valutazioni sulle conseguenze politiche e sulle alleanze tra i nostri capitalisti che, di solito, preferiscono lottare per un piatto di lenticchie come il cuneo fiscale piuttosto che buttarsi in un´ impresa densa di tecnologie e ricca di opportunità com´è Telecom.

Cordata bipartisan? Compromesso politico sui telefoni? Soluzione tricolore tra Milano e Mantova? Ce n´è abbastanza per suscitare clamori politici, mal di pancia confindustriali, svenimenti per alcuni editori e direttori di grandi giornali. Berlusconi e Colaninno: si tratta certamente di un caso «controversiale» come direbbero al Corriere della Sera. Nel mondo imprenditoriale probabilmente non ci sono due personaggi così diversi, per stile, formazione e interessi, come Berlusconi e Colaninno. Il primo è di destra, il secondo sospettato di simpatie di centrosinistra (al povero D´Alema, che auspica una soluzione nazionale, i signori dei salotti dello 0,5% rinfacciano ancora di non aver bloccato l´Opa di Olivetti sulla Telecom).

Berlusconi è tutto un sorriso, non sa nemmeno quante ville e cactus possiede, ama i cibi leggeri, ha inventato la tv commerciale in Italia e le sue tv hanno prodotto le ragazze prosperose del Drive in e le veline. Colannino è un po´ ombroso, va in vacanza in una pensione in val Gardena, adora il cotechino e i nervetti con le cipolle, invece di occuparsi delle ragazze pon pon ha girato il mondo vendendo filtri per auto e stampava le fotocopie di notte nel Palazzo Uffici d´ Ivrea quando prese l´Olivetti. È stato buttato fuori dalla Telecom nell´estate del 2001: siccome è un mantovano testone può darsi che sogni di ritornarci con le fanfare e il tappeto rosso.

La coppia Berlusconi-Colaninno si forma attorno a piazzetta Cuccia. È infatti Mediobanca la più convinta che ci sarà una soluzione italiana nel futuro di Telecom. Di più: si lavora per dare una continuità italiana al controllo, senza interventi stranieri. Si vedrà. Pure Intesa opera per una sua cordata tricolore, ma anche se l´ufficio di Corrado Passera dista pochi metri da quello di Alberto Nagel, le strade delle due banche non si sono ancora incontrate.
Si è sdegnosamente ritirato invece Alessandro Profumo, il banchiere europeo di Unicredit, perchè dice che si occupa di banche e non di telefoni. Ma the banker potrebbe spiegare, a proposito di telefoni, perchè prestò mille miliardi a Tronchetti Provera quando prese Telecom, oppure perchè pur non occupandosi di autostrade voleva fare l´operazione Abertis con i Benetton e, già che ci siamo, potrebbe illustrare la differenza, se esiste, tra una soluzione italiana per Telecom e il “convertendo” Fiat. Ma questa è accademia. Materiale per le seratine all´Infedele di Gad Lerner.

Berlusconi, che in Mediobanca ha due amici come Tarak Ben Ammar ed Ennio Doris, ha fatto dire ai suoi uomini che Fininvest-Mediaset è interessata a Telecom. Ci aveva già provato in passato, ritenta oggi forse con qualche speranza in più. Berlusconi ha due carte da spendere: i soldi, tanti soldi da poter buttare sul tavolo, in più possiede Mediaset, l´azienda italiana che per business e tecnologie è più vicina a Telecom. Però Berlusconi ha un difetto insormontabile: è leader politico, il suo partito-azienda è il paradigma della commistione tra affari e politica, il suo conflitto d´interessi è ciclopico. Colaninno è disposto a metterci dei soldi, assieme ad altre imprese e banche, a sottoscrivere una quota azionaria significativa, potrebbe chiedere di avere voce in capitolo sulle strategie, ma non sarebbe disposto ad assumere incarichi manageriali.
La presenza di Fininvest-Mediaset, qualora il piano si realizzasse, potrebbe essere annacquata con quella di altri esponenti dell´imprenditoria (Benetton, Del Vecchio, Zaleski): Berlusconi, per evitare furibonde e giustificate reazioni politiche, potrebbe accontentarsi di mettere un piede in Telecom. Poi si vedrà, a un certo punto potrebbe anche stancarsi di fare politica. Per ora, ovviamente, nessuno parla, nessuno si svela. Berlusconi è in Russia, Colaninno in America.

Naturalmente l´opzione italiana e l´intervento di Berlusconi e Colaninno che, in questa fase, sono i più motivati, potranno realizzarsi solo nell´eventualità che Tronchetti Provera non ceda la maggioranza di Olimpia-Telecom alla coppia At&t-America Movil. Il negoziato si chiuderà entro il 30 aprile. Poi, in caso di accordo, la parola passerebbe a Mediobanca e Generali che potrebbero esercitare il diritto di prelazione sulle quote Olimpia in vendita, diritto che decadrebbe qualora la cordata tex-mex fosse pronta a rilevare anche le azioni di Mediobanca e Generali.
Ma la trattativa pare faticosa, Tronchetti Provera è isolato e rischia incidenti anche in casa sua, alla Pirelli. Alcuni banchieri sono incavolati neri con l´imprenditore: non hanno gradito il blitz del negoziato con il messicano Carlos Slim, un personaggio che «in Italia avrebbe difficoltà a ottenere il certificato di residenza» commenta un banchiere vicino al caso. Per oggi è tutto. Tra qualche giorno sapremo che fine farà Telecom.


IL FATTO:
Storico accordo Libia-Italia: cinque miliardi per limitare i viaggi della speranza

31 Agosto 2008

Ci sono voluti anni di tensioni e trattative estenuanti ma alla fine la firma e' arrivata: Italia e Libia hanno siglato ieri a Bengasi un Accordo di amicizia e cooperazione 'di portata storica', come ha subito commentato il premier Silvio Berlusconi, che chiude definitivamente i contenziosi sull'avventura coloniale italiana in Tripolitania e Cirenaica e spalanca nuovi orizzonti di cooperazione tra Roma e Tripoli, soprattutto su energia e contrasto all'immigrazione clandestina.
L'Italia versera' alla sua ex colonia 5 miliardi di dollari in vent'anni (e non in venticinque, come era filtrato ieri) con finanziamenti annuali di 250 milioni di dollari. Spesa ingente, a fronte della quale tuttavia anche Roma avra' i suoi benefici: 'meno clandestini, piu' gas e piu' petrolio', e' stata la formula trovata in serata da Berlusconi per riassumerli.
Dopo l'accelerazione impressa nelle ultime settimane ad un negoziato che si trascinava da anni e che e' rimasto in bilico fino all'ultimo, Berlusconi e' volato ieri a Bengasi dal colonnello Muammar Gheddafi, portando con se' le 'scuse' dell'Italia al popolo libico per le 'ferite profonde' inferte dal colonialismo e - gesto altamente simbolico - la Venere di Cirene, statua restituita alla Libia dopo 95 anni.
I cinque miliardi di dollari di risarcimenti serviranno alla realizzazione di un'autostrada costiera di oltre 1600 chilometri che attraversera' tutta la Libia - dall'Egitto alla Tunisia - attorno alla quale i libici avevano incentrato le trattative; alla costruzione di 200 abitazioni, ad un vasto progetto di sminamento del Paese e al finanziamento di borse di studio per studenti libici e di pensioni ai mutilati dalle mine piazzate dagli italiani in epoca coloniale.

L'Italia avra' in cambio l'attuazione degli accordi di pattugliamento congiunto delle coste libiche per il contrasto ai 'mercanti di schiavi' che alimentano l'immigrazione clandestina (come ha subito esultato il ministro dell'Interno Roberto Maroni) e una maggiore penetrazione delle sue imprese nello sfruttamento del gas e del greggio libico, con l'Eni gia' al centro delle relazioni petrolifere. Assieme ad un altra serie di accordi economico-commerciali.
Il 'feeling' personale tra Berlusconi e Gheddafi - testimoniato anche ieri dal curioso fuori programma familiare del Cavaliere che mostra al leader della Jamahiriya le foto del nipotino Alessandro - ha certamente aiutato a sbloccare il negoziato. Ma non e' stato affatto facile, con la diplomazia libica che ha costantemente giocato al rialzo. Ancora stamattina, lo stesso Berlusconi aveva confermato che la spalmatura dei cinque miliardi di finanziamenti era prevista in 25, e non in vent'anni, come poi e' stato concordato.
In Libia sono giorni di festa per le celebrazioni del 39/o anniversario della Rivoluzione che il primo settembre 1969 porto' il colonnello Gheddafi al potere. Al calendario delle festivita' libiche si aggiungera' la giornata di ieri, di riconciliazione con l'Italia, mentre verra' depennata 'la giornata della vendetta' del 7 ottobre, quando (nel 1970) il rais ordino' l'espulsione di ventimila italiani dal Paese.
'Questo storico accordo apre le porte per una futura cooperazione e partnership tra l'Italia e la Libia', ha annunciato infatti Gheddafi, compiacendosi delle scuse italiane 'per gli eccidi e le repressioni' del periodo coloniale. Come a dire che la Libia perdona, ma non dimentica: la cerimonia di firma dell'intesa non a caso e' stata organizzata dai libici nell'edificio che fu il quartier generale del governo italiano a Bengasi tra il 1911 e il 1943.

Tra le pieghe di una giornata che si e' conclusa con la partecipazione del premier alle celebrazioni per la Rivoluzione assieme a moltissimi capi di Stato africani, Berlusconi ha avuto anche un incontro bilaterale con il vice premier russo Serghei Ivanov. La crisi russo-georgiana, in prospettiva del Consiglio europeo straordinario di lunedi' e, anche qui, l'energia, i piatti forti del colloquio.


IL MISFATTO:

2008-09-24 12:33
Telecom: nessun aumento capitale Ma mercato scommette su arrivo soci libici e sale in Borsa
(ANSA) - MILANO, 24 SET - Non c’e’ alcun aumento di capitale all’ordine del giorno del Cda di Telecom di giovedi’. L’organismo ’si riunira’ domani per esaminare, tra l’altro, lo stato d’avanzamento delle attivita’ volte alla definizione del nuovo piano industriale del gruppo’,precisa la societa’ su richiesta della Consob dopo le indiscrezioni sull’arrivo di un socio arabo. Telecom Italia, intanto, sui rumors sale in Borsa del 3,07%, a 1,109 euro.

IL COMMENTO:

(dal blog http://www.storace.it/)

“# Giovanni Palombo BLOCCO SOCIALE NAZIONALE- scrive:
24 Settembre 2008 alle 08:30

i soldi alla LIBIA a cosa servono veramente? sono la contropartita offerta dal gruppo Fininvest al fondo monetario libico di Gheddafi, per indurlo a rilevare perconto della Fininvest le quote azionarie della Telecom. In questo modo la Fininvest assume il controllo della Telecom per mano libica con il concorso di Tarik Ben Ammar, uomo di Berlusconi

LA DOMANDA:

E Colaninno?

LA RISPOSTA giace sotto il feretro di ALITALIA

Nessun commento: