sabato 1 novembre 2008

Quantum mutatus ab illo...


Alemanno : "Il partito andava consultato, AN non è antifascista" (tranquilli... è solo un articolo di ben 5 anni fa...)

ROMA Gianni Alemanno chiede a Fini di convocare l’assemblea nazionale di An per superare gli equivoci che sono sorti negli ultimi tempi e per prepararsi ai futuri appuntamenti. Non solo. Alla fine della settimana andrà per la prima volta in Israele come presidente dei ministri dell’Agricoltura europei. E in quell’occasione toccherà anche a lui dare un giudizio sul fascismo.
Partiamo dunque da Israele, ministro Alemanno, cosa dirà agli ebrei?
«Condannerò senza reticenze le responsabilità che il fascismo ebbe nella persecuzione e nella deportazione degli ebrei. So bene che purtroppo nel 1943 nel ghetto di Roma i fascisti collaborarono con i nazisti, ma, nel contempo, queste condanne non possono equivalere a una demonizzazione assoluta di tutti gli aspetti del fascismo e soprattutto di tutti coloro che parteciparono a questo movimento. D’altra parte, l’antisemitismo e, in generale, la mancanza di rispetto per l’altro da sè sono problemi che riguardano tutti i totalitarismi di destra e di sinistra. Andrò però anche in Palestina e, a differenza di Fini, non mi esprimerò a favore della costruzione del muro di separazione nei territori occupati. In questo, ha ragione il Pontefice, quando dice che in quella zona c’è più bisogno di ponti che di muri.»
Ma veniamo alla condanna delle responsabilità del fascismo e di Salò del vicepremier. Cosa non l’ha convinta?
« E’ emersa un’immagine troppo unilaterale. Il fascismo non fu solo le leggi razziali e non può essere definito ”il male assoluto”, nè tantomeno An può apparire come un partito antifascista. Se ci fosse stato un confronto precedente nel partito, già in fibrillazione dopo la proposta di far votare gli immigrati, che condivido in pieno, avremmo forse evitato inutili equivoci, che rischiano di farci smarrire il vero obbiettivo che si deve porre An».
Che sarebbe?
«Fare un bilancio di quanto la destra è riuscita a incidere nel programma di governo e dare un nuovo slancio alla coalizione e ad An. Per questo, nell’assemblea nazionale dovremo discutere a fondo la strategia e la linea evolutiva del partito».
Quando parla di linea evolutiva, si riferisce agli ”strappi” di Fini, peraltro chiariti nella lettera agli iscritti?
«La lettera chiarisce che lo strappo è stato consumato a Fiuggi senza trasformare An in un partito antifascista. Piuttosto, abbiamo voluto superare la dicotomia fascismo-antifascismo, condannando in entrambi le parti inaccettabili. Nel primo, ad esempio, le responsabilità di quel regime sulle leggi razziali e le deportazioni. Nel secondo, la componente comunista e stalinista. Comunque, quando ho letto le dichiarazioni di Fini in Israele ho pensato che fossero state molto semplificate dalla stampa».
Tuttavia, ministro Alemanno, ha sentito il bisogno di convocare la sua corrente. Che decisioni avete preso?
«Abbiamo discusso del rischio che la base percepisca queste uscite solitarie del leader come una presa di distanza da An e come un passo verso la lista unica, o addirittura il partito unico del centrodestra».
Cosa che lei non condivide..
«Non condivido il partito unico e, in ogni caso, oggi la priorità è il chiarimento all’interno del partito e della coalizione. Dovremo innanzitutto parlare del programma, di pensioni e dello sviluppo di questo Paese, che rischia di perdere la sua competitività nel mercato globale».
Ministro, lei ha detto di temere il distacco di Fini dal partito. Intanto la Mussolini se ne è andata e Storace si prepara alla fronda interna. Lei si sente deluso?
«Mi dispiace, ma credo che il distacco della Mussolini sia dovuto più a questioni caratteriali, che altro. Quanto a Francesco, voglio dialogare con lui per capire qual è il suo progetto. A Fini invece chiedo di venire all’assemblea nazionale con un documento scritto e di aprirsi al massimo confronto. Può darsi che il travaglio che stiamo attraversando si riveli una scossa salutare che risveglia il partito purchè An, già disorientata da un certo scollamento tra la politica di governo e la base, ritrovi in pieno la capacità di esprimersi e si rinsaldi il rapporto tra il partito e il suo leader».

il Messaggero 01.12.2003

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