mercoledì 11 febbraio 2009

Lettera aperta ad un compagno...

Caro compagno...
Un post tutto per te... in qualche modo te lo dovevo da sempre.
Lo so che odi i "fasci" e che siccome per te io sono un "fascio", ti tocca pure odiarmi. E tuttavia io non riesco ad odiare te... odio alcune tue caratteristiche e pressoché tutti i tuoi comportamenti. Odio il tuo modo sistematico di leggere il passato e il presente con quelle stesse lenti deformanti che il vecchio Carletto Marx aveva progettato per leggere il futuro. Te non ti odio. Anzi, per certi versi mi stai pure simpatico... certo non quando aggredisci i "nostri" ragazzi, non quando alzi barriere invalicabili di odio e di incomunicabilità, non quando "sali in cattedra" forte delle tue convinzioni e per nulla curioso di verificare se in realtà esse possano essere scalfite. No, mi sei simpatico quando ti infervori per il proletariato, per i salari dei lavoratori, per i meno abbienti... voli basso, ma voli.
Ci credi. A miei occhi è un ideale di merda, ma hai pur sempre un ideale. E questo già ti fa onore, visto il mondo che ci circonda.
E non hai nemmeno colpa se il tuo sguardo, fisso verso il basso alla "struttura economica" della tua realtà non riesce ad inquadrare le mie ragioni e il mio ideale che si perde nelle nebbie di ciò che tu chiami "sovrastrutture"... cultura, bellezza, religione, arte: tutto ciò che di più alto vi è nell'uomo.
Ma tu ti aspetti che io ti spieghi perché do' del fascismo una valutazione positiva e ti vedo diffidente perché non credi possibile che un essere apparentemente raziocinante e dall'aspetto umanoide possa addurre delle ragioni per giustificare una simile mostruosità.

E allora ti spiego: vedi, come prima cosa devo fissare alcuni postulati... che ovviamente sono contestabili, ma che mi occorrono per il successivo ragionamento.

1) Circa il "progresso" del mondo sono abbastanza scettico, però credo nel progresso individuale... credo che un individuo possa migliorare se stesso incessantemente. Ovviamente tale possibilità può essere ostacolata o favorita da molteplici fattori, alcuni propri all'individuo stesso e altri "esterni", ambientali se vuoi. Uno di questi ultimi è lo Stato che tra i suoi compiti ha anche quello di favorire questo processo individuale in ogni cittadino. È da ciò che principalmente derivo una valutazione positiva o negativa di uno Stato. Ora non interrompermi subito protestando che lo Stato fascista è quanto di peggio esista per un progresso della persona. Ne parliamo dopo.

2) Quando le "masse", oppresse, sfruttate e risentite fanno irruzione nella Storia e si impadroniscono del palcoscenico politico, lo fanno solitamente con terrificante violenza. Le grandi Rivoluzioni purtroppo si accompagnano in genere a spaventosi massacri.

Partiamo da questo secondo punto. La mia tesi è che il fascismo stemperò il fenomeno, contrastando brutalmente le prime violenze e ricondusse le "masse" italiane in un alveo in cui la "rivoluzione proletaria", trasformandosi in "rivoluzione fascista", perse gran parte della sua carica distruttiva e nondimeno portò a grandi riforme sociali (basta pensare alla Carta del Lavoro e alle numerose istituzioni a favore della maternità, dell'infanzia, della sicurezza sul lavoro) e ad effettivi miglioramenti delle condizioni di vita. Mi dirai che ciò venne pagato con la perdita delle libertà individuali, il che è vero... tuttavia sarebbe abbastanza risibile affermare che tali libertà fossero effettive nella società prefascista se non limitatamente ad alcuni strati della società. Peraltro anche la nascita dell'Unione Sovietica si accompagnò alla perdita delle libertà individuali, e in maniera ben più drastica che in Italia. Evidentemente nel contesto storico del tempo la libertà individuale non veniva dai più tenuta nella stessa considerazione di oggi.
L'uso della violenza e la repressione dell'opposizione caratterizzarono sì il fascismo, ma non solo il fascismo. Che peraltro, una volta conquistato il potere, consentì la circolazione al suo stesso interno anche a forme di dissenso più o meno larvato. Noterai che nulla del genere si riscontra nella Germania hitleriana, nell'Unione Sovietica o nella Cina di Mao Zedong. Quanto alla repressione e alla violenza siamo ben lontani dai numeri della Rivoluzione francese (circa 1 milione di morti guerre napoleoniche escluse) o dal numero ancora imprecisato ma elevatissimo delle vittime della Rivoluzione russa e cinese. Anche le condanne alla pena capitale, dopo il ripristino della pena di morte, furono relativamente poco numerose (circa 160, se non sbaglio e per lo più comminate per delitti comuni) tanto più che ne vennero eseguite circa un terzo.
Mi farai a questo punto osservare che il fascismo esportò violenza e sopraffazione all'estero, con guerre di conquista e repressione delle rivolte coloniali (nota che ciò avviene storicamente in concomitanza con ogni rivoluzione), e non posso negarlo... ma ancora una volta se si "contestualizza" il fenomeno riferendolo alle politiche coloniali allora in auge anche presso Stati democratici (Gran Bretagna, Francia, Belgio...), non si può non osservare che l'Italia fascista, a differenza dei democratici modelli, avviò politiche non di sfruttamento ma di sviluppo dei territori annessi, dotandoli di scuole, ospedali, canali, dighe, strade e infrastrutture portuali.
Dal punto di vista economico, a voi compagni tanto caro, ricorderò che il fascismo riuscì in modo egregio a scongiurare gli effetti del crollo dei mercati del 1929... peraltro già nel 1924 il Bilancio dello Stato era stato portato in pareggio... cose che a dirle adesso sembrano appartenere alla sfera del fantastico.
Non affronto in questa sede la questione (che reputo una autentica aberrazione) della discriminazione razziale perché l'ho già fatto nel post del 27 gennaio. Se vuoi, vai pure a dare un'occhiata... sei mio ospite.
L'altro aspetto negativo del fascismo è quello della guerra. Se guerra si fa si deve cercare di vincerla e si deve anche mettersi in condizioni di farlo. L'Italia non era pronta e il Duce non poteva ignorarlo: circondato da cortigiani e yes-men (il tallone d'Achille di ogni regime autoritario), si illuse circa la durata e l'estensione del conflitto e decise di bluffare. Andò male sia a lui che a noi, e gran parte delle opere positive del fascismo scomparve tra le macerie.
Ma le vittime più illustri furono l'orgoglio nazionale, il senso di comunità e la fiducia nello Stato... cioè proprio quanto di meglio il fascismo veicolava.
Guarda, quasi quasi dovrei essere io, non te, a condannare irrimediabilmente il fascismo, in quanto il suo fallimento ha compromesso proprio quei valori che orgogliosamente rivendico. E invece lo assolvo, perché il suo tentativo di "fare gli Italiani" fu sì grezzo e ruvido come l'orbace, ma anche sincero e profondamente autarchico.
E perché in quel periodo che va dal 1922 fino al 1938 gli Italiani (credo... io non c'ero) si sentirono insieme individui e parte di una comunità, guardarono al futuro con fiducia e relativa sicurezza... insomma, per tornare al mio primo postulato, il fascismo svolse attraverso lo Stato il suo compito in maniera più che dignitosa.
Ti vedo già scuotere la testa e abbassare lo sguardo verso le tue certezze terra a terra. Non c'è problema, compagno... soprattutto non c'è fretta. Quando capirai che distruggendo le "sovrastrutture", cancellando le differenze, abattendo ogni barriera altro non avrai fatto che spalancare le porte ad un meraviglioso mondo fatto non di fratelli ed "amici del genere umano", ma di produttori e di consumatori, allora ti renderai conto che
forse non ho detto solo cazzate. Nel frattempo stammi bene, e se proprio devi versare il tuo obolo alla tua fede, scegli almeno i sacerdoti che ancora ci credono.

Giovanni Bacci di Capaci

P.S. Se ti interessa un elenco sintetico delle Opere che vennero realizzate durante il "bieco Ventennio" ti consiglio il seguente link... è un file pdf e il mio vecchio catorcio ci mette un po' a scaricarlo, però ti garantisco che ne vale la pena...

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